Il pubblico ministero, nel decreto di fermo, sottolinea «l'estrema pericolosità dell'indagato»
LECCE - Avrebbe il profilo del potenziale serial killer, lo studente di Scienze infermieristiche di 21 anni reo confesso del delitto della coppia di fidanzati, avvenuto una decina di giorni fa a Lecce.
Il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini, nel decreto di fermo, ha motivato la richiesta con «l'estrema pericolosità dell'indagato» e con il rischio di reiterazione del reato, sulla base di elementi che «fanno ritenere assai probabile il pericolo di recidiva». Il magistrato parla di una figura «insensibile a ogni richiamo umanitario», di una «indole violenta» e di una «spietatezza e totale assenza di compassione e pietà verso il prossimo».
Annotazioni manoscritte ritrovate nell'abitazione del giovane avrebbero fornito ulteriori prove della premeditazione del gesto e la pianificazione di quella che è stata definita una «macabra ritualità», che avrebbe previsto la tortura dei fidanzati prima dell'omicidio e in seguito lo smembramento del cadavere. Il tutto sarebbe dovuto durare 90 minuti e avrebbe previsto l'uso di fascette per immobilizzare le vittime, soda e di una rudimentale maschera fatta con una calza di nylon con fori per gli occhi e una bocca disegnata con un pennarello, realizzata «per mero compiacimento sadico nel provocare la morte della giovane coppia».
Il 21enne, rinchiuso in carcere, ha fatto sapere di essere dispiaciuto e pentito per il suo gesto. «Non lo rifarei», ha aggiunto. Gli inquirenti stanno cercando di capire se il movente sia davvero la gelosia, esplosa dopo la richiesta di andare dall'appartamento condiviso in quanto i due fidanzati lo avrebbero dovuto ristrutturare per andarci a vivere insieme.
L'accusa a carico del 21enne è di duplice omicidio, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.