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Caos Università: scontri, occupazioni e «infiltrati». Circa «300 arresti» a NY

STATI UNITICaos Università: scontri, occupazioni e «infiltrati». Circa «300 arresti» a NY

01.05.24 - 16:36
C'è un'escalation di tensione tra movimenti universitari americani pro Graza, atenei e polizia. Il sindaco di New York: «Agitatori esterni»
afp
Caos Università: scontri, occupazioni e «infiltrati». Circa «300 arresti» a NY
C'è un'escalation di tensione tra movimenti universitari americani pro Graza, atenei e polizia. Il sindaco di New York: «Agitatori esterni»

NEW YORK - «Avevamo anche la città da proteggere». Così il sindaco di New York, Eric Adams, sta giustificando in queste ore la massiccia operazione di polizia all'interno della Columbia University della scorsa notte. E a questo riguardo ha confermato che sono state «circa 300» le persone arrestate - tra Columbia University e City College -, aggiungendo poi la propria preoccupazione per il rischio sicurezza, causato da «agitatori esterni», presenti nei campus non per «protestare pacificamente, ma per cercare di creare il caos».

Ma occupazioni, scontri e arresti sono in generale il filo conduttore che, ormai da settimane, lega tra loro le Università americane, al centro delle proteste, per lo più a sostegno della popolazione di Gaza e a favore di un cessate il fuoco da parte di Israele.

Lungo l'elenco degli atenei coinvolti. A cominciare dagli studenti di Yale e della Brown University, costretti a sgomberare gli accampamenti abusivi. Lezioni annullate e decine di manifestanti fermati invece alla UNC Chapel Hill, in North Carolina. Così come altri cinque sono stati i giovani arrestati alla Florida State University.

Fino ad arrivare - come anticipato - all'irruzione (dalla finestra) della polizia nell'Hamilton Hall della Columbia University di New York, nella notte (ora in Svizzera) tra martedì e mercoledì. Seguita, nella giornata di oggi, dagli scontri nel campus dell'università della California a Los Angeles, dove un gruppo di attivisti pro Israele è venuto a contatto con i sostenitori filopalestinesi: sono volati insulti, pugni e qualche bastonata.

In tutto questo, la mente va a quel poi non così lontano '68, quando fu proprio l'Hamilton Hall a divenire simbolo del no alla guerra in Vietnam. 

E oggi come allora, si ripropone il rischio di infiltrazioni di frange radicali. Come è il caso degli studenti pro Gaza, che avevano bloccato l'accesso alla Columbia University e che, secondo l'Università, erano guidati da persone esterne. 

Concetto peraltro confermato anche dal sindaco di NY, che alla stampa oggi (mercoledì) ha voluto ribadire: «Non c'è niente di pacifico nelle barricate, nel distruggere la proprietà o nello smantellare telecamere di sicurezza».

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