Il Centrodestra vicino al 50%. I confini incerti del Centrosinistra. E, finora, tante agende e pochi programmi
ROMA - Sondaggi, continui. Agende - che sono un po' la moda dell'estate elettorale italiana -, tante. Programmi, cercansi. Quando manca un mese e mezzo all'appuntamento con le urne, il quadro mostra un Centrodestra sempre più vicino alla maggioranza assoluta, un Centrosinistra frastornato, che si ritrova a fare i conti in casa propria dopo lo strappo repentino di Carlo Calenda, e un cosiddetto "terzo polo" che pur dovendo ancora nascere - si attende l'annuncio entro qualche ora - già fa sentire i suoi vagiti.
Cifre alla mano, la distanza tra i due poli "tradizionali" ha fatto registrare un nuovo allargamento. L'ultimo rilevamento, firmato dall'istituto EMG, assegna un secco 48% al blocco di Centrodestra, con il Centrosinistra distanziato al 31.5% e il Movimento 5 Stelle al 10%. Mentre la creatura politica che sta assumendo forma dal binomio formato dall'ex "premier" Matteo Renzi e da Carlo Calenda - con quest'ultimo che si è detto «ottimista» in vista dell'incontro annunciato per la tarda mattinata di oggi - è già accreditata al 6%.
Il massimo dell'incertezza la si respira nei "confini" - e le virgolette sono d'obbligo in questo momento - incerti del Centrosinistra. Un «campo avvelenato» scriveva solo pochi giorni da La Stampa, alle prese con la «missione impossibile» di dover «tenere insieme il riformismo europeo e ciò che resta della sinistra radicale». Il segretario del Partito Democratico (PD) Enrico Letta assicura però che l'intenzione è quella di chiudere le liste «entro Ferragosto», quindi lunedì prossimo, per poter a quel punto essere «operativi sul territorio». Ma se il reclutamento delle forze da schierare deve ancora essere completato, i primi colpi di artiglieria in direzione del fronte avverso - e di chi ha stracciato gli accordi prima ancora che si seccasse l'inchiostro sul foglio - sono invece già partiti.
Scontro Letta-Meloni: frecciate, «cipria» e «stucco»
Allo scontro a distanza tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia (FdI), che con il suo 24% (sempre dati EMG) risulta essere al momento il primo partito d'Italia, dedicano - inevitabilmente - ampio spazio in queste ore tutte le testate e le agenzie della vicina Penisola. Ieri il segretario del PD l'ha attaccata a testa bassa, accusandola di volersi rifare l'immagine, per un'intervista rilascia a Fox News. «Sta cercando di incipriarsi, ma mi sembra una posizione molto delicata se i punti di riferimento sono Orban. Ognuno di noi ha una faccia sola».
La replica non si è fatta attendere. «Caro Letta, al netto della misoginia che questa frase tradisce e dell'idea secondo la quale una donna dovrebbe essere attenta solo a trucchi e borsette, il vostro problema è che non ho bisogno di "incipriarmi" per essere credibile». Quindi l'affondo: «La posizione di FdI in politica estera è coerente ed estremamente chiara. E ha come stella polare la difesa dell’interesse nazionale italiano. Non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell'ex Unione Sovietica. Noi non abbiamo bisogno della cipria, mentre voi non riuscireste a coprire le vostre contraddizioni neanche con lo stucco». E in un filmato destinato alla stampa estera - e diffuso in tre lingue - assicura: «La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni».