Contro di lui e il responsabile finanze è stata aperta un’inchiesta da parte della Fedpol. Non è chiaro se abbiano tratto vantaggi personali dalle false fatturazioni
BERNA - L’ex direttore di AutoPostale Daniel Landolf potrebbe finire in prigione. L'Ufficio federale di polizia (Fedpol) ha aperto alla fine dello scorso anno contro di lui e l'allora responsabile delle finanze una procedura penale amministrativa per sospetta truffa in materia di prestazioni nell’ambito dello scandalo sulle sovvenzioni eccessive incassate da AutoPostale per l’esercizio dei servizi di trasporto pubblico. Non è escluso che in futuro la procedura possa estendersi ad altre persone.
A riferirlo sono Le Matin Dimanche e la SonntagsZeitung, secondo cui i due, in caso di condanna, rischiano fino a cinque anni di prigione e una multa fino a 30'000 franchi. Le indagini della Fedpol dovrebbero essere completate in pochi mesi. A questo stadio dell'inchiesta - affermano i due domenicali - non è chiaro se Landolt e il responsabile delle finanze abbiano tratto vantaggi personali dalle false fatturazioni. Secondo il regolamento interno i quadri di Autopostale ricevevano bonus pari al 5,25% del salario lordo se riuscivano a raggiungere gli utili fissati dal gruppo.
I due quadri - come riferisce la portavoce della Fedpol Catherine Maret - sono sospettati di aver «ottenuto con l'astuzia prestazioni dalle autorità pubbliche». L'apertura di questa inchiesta è «una prima fase e l'indagine potrebbe coinvolgere anche altre persone», si precisa sul sito di Fedpol.
Il pensionamento anticipato - L’ex direttore di AutoPostale aveva comunicato a inizio novembre 2017 la pensione anticipata per il 30 aprile 2018. Allora la Posta «esprimeva il più profondo rammarico per questa decisione, ma allo stesso tempo la comprendeva dopo due decenni passati al vertice di AutoPostale». Quando il 6 febbraio è scoppiato lo scandalo - 78,3 milioni di franchi in eccesso percepiti in sovvenzioni dal 2007 al 2015 -, la Posta ha però deciso «di comune intesa con l'interessato» di anticipare al 5 febbraio le dimissioni previste ad aprile del responsabile Daniel Landolf. Per la medesima data era stato «esonerato dalle sue responsabilità operative» il responsabile finanze di AutoPostale.
Esonerata tutta la direzione - Il 10 giugno scorso la direttrice generale Susanne Ruoff ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato, assumendosi la responsabilità di quanto avvenuto ma negando di essere stata a conoscenza delle irregolarità. Il giorno dopo, il Consiglio di amministrazione ha comunicato l'esonero dell'intera direzione di AutoPostale. In giugno si è dimesso anche il vicepresidente del Cda Adriano Vassalli, seguito dieci giorni dopo da un altro membro dell'organo di vigilanza, Susanne Blank, mentre è rimasto in sella il presidente Urs Schwaller, finito anch'egli nel mirino dei politici.
La nota interna - Dall’inchiesta sullo scandalo AutoPostale è emerso che i vertici della Posta erano a conoscenza da anni delle operazioni contabili illecite. A dimostrarlo sarebbe stata una nota interna confidenziale del 2013, indirizzata tra gli altri all'allora presidente del consiglio di amministrazione Peter Hasler e alla direttrice della Posta Susanne Ruoff. Vi si menzionano «sovvenzioni trasversali a spese dei settori finanziati dall'ente pubblico».
I risarcimenti - Lo scorso dicembre AutoPostale ha concluso con l’Ufficio federale dei trasporti e la Conferenza dei direttori dei trasporti pubblici una convenzione per la restituzione dei sussidi ricevuti indebitamente. La Posta risarcirà 188,1 milioni di franchi: 88,672 milioni andranno alla Confederazione, il resto a Cantoni e Comuni. Al Ticino (Comuni inclusi) ne spetteranno 14,805. Oltre a questo, AutoPostale restituirà 17,2 milioni a titolo di «restituzione spontanea» per le irregolarità precedenti cadute in prescrizione.
Dallo scorso novembre, Autopostale è diretta da Christian Plüss, ex quadro dirigente di Alpiq, dopo che la divisione è stata guidata ad interim da Thomas Baur.