Sono state depositate oggi le 124'000 firme dell'iniziativa che intende proibire questo approccio. «Possono costituire un crimine». Ma questa tesi è giudicata «troppo estrema» da Swissuniversities
BERNA - Gli esperimenti sugli animali sono eticamente sbagliati, anzi, «possono costituire un crimine», e non sono nemmeno efficaci: vanno quindi proibiti, come anche quelli sull'uomo. È quanto chiede un'iniziativa corredata di 124'000 firme e depositata oggi alla Cancelleria federale. L'associazione delle università svizzere ha subito reagito, accusando l'iniziativa di essere «estrema» e di costituire un freno alla ricerca.
La proposta di modifica costituzionale - che porta il titolo "Sì al divieto degli esperimenti sugli animali e sugli esseri umani - Sì ad approcci di ricerca che favoriscano la sicurezza e il progresso" - vuole anche vietare l'importazione, il commercio e l'esportazione di prodotti derivati da simili test.
L'iniziativa, lanciata nel 2017 da cittadini sangallesi, è sostenuta da una ottantina di organizzazioni e aziende. Tra i fautori vi sono rappresentanti di PS e dei Verdi, nonché di diversi gruppi animalisti.
Non è la prima iniziativa del genere in Svizzera: nel 1992 era stata respinta una proposta che prevedeva una graduale ma drastica limitazione della sperimentazione animale. Nel 2007 una iniziativa volta a ridurre il ricorso alla sperimentazione nei laboratori universitari di Ginevra non era riuscita nel cantone lemanico a causa del numero insufficiente di firme raccolto dalla Lega svizzera contro la vivisezione (LSCV).
Questa è però tornata alla carica e nell'aprile 2017 ha depositato, sempre a Ginevra, una nuova iniziativa legislativa, stavolta riunendo oltre un migliaio di firme più del necessario. La LSCV non è invece riuscita ad ottenere il necessario numero di firme per una seconda iniziativa, di tipo costituzionale, che voleva costringere il Cantone a sostenere finanziariamente lo sviluppo di nuovi metodi di ricerca, senza l'ausilio di animali.
La Conferenza dei rettori delle scuole universitarie svizzera (Swissuniversities) ha immediatamente reagito. In un lungo comunicato «mette in guardia» contro un testo che «sostiene una posizione estrema», rappresenta "un freno alla ricerca" e «impedirebbe anche ai cittadini e agli animali in Svizzera di beneficiare dei futuri progressi della medicina».
A suo avviso, il ricorso ai modelli animali e alle sperimentazioni cliniche è a tuttora necessario per l'acquisizione di conoscenze fondamentali nonché per lo sviluppo di nuovi prodotti e protocolli medici «con lo scopo di migliorare le condizioni di vita e di salvare delle vite».
In determinati settori, fra i quali l'oncologia, la riabilitazione neurologica o l'immunologia, il ricorso a un modello animale rimane necessario, aggiunge. L'insulina e la penicillina - rileva - non avrebbero potuto essere sviluppate senza esperimenti sugli animali. Lo stesso vale per la messa a punto delle tecniche di trapianto degli organi, che salvano quotidianamente delle vite umane.
Anche il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) è chiaramente contrario. Un divieto totale degli esperimenti sugli animali e delle sperimentazioni cliniche - sostiene - significherebbe per la Svizzera perdere il contatto con la ricerca internazionale. Gli esperimenti sugli animali - aggiunge - sono importanti per la ricerca perché forniscono risultati essenziali che potrebbero portare allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.
Se l'iniziativa fosse accettata, «la Svizzera come luogo di ricerca sarebbe rovinata e sarebbe esclusa da ulteriori progressi medici», rincara l'associazione "Forschung für Leben" ("Ricerca per la vita"): il divieto di ricerca escluderebbe di colpo le università svizzere dal progresso medico internazionale e per i ricercatori non rimarrebbe altro che emigrare all'estero.
Secondo l'Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), gli esperimenti sugli animali in Svizzera possono essere effettuati solo se "non esistono alternative". Nel 2017 in Svizzera sono stati utilizzati 614'581 animali per esperimenti, il 2,4% in meno rispetto al 2016. I due terzi degli animali utilizzati erano topi.