A.Z. ha un certificato medico, ma la gente non lo sa. E ogni giorno raccoglie insulti sui mezzi pubblici
FFS: «Non possiamo rimuovere gli annunci che riguardano la stragrande maggioranza dei passeggeri».
BASILEA - C’è chi la indossa correttamente, chi la tiene sul mento, chi la tocca continuamente, chi la toglie per rispondere al telefono. Sui mezzi pubblici, da quando vige l’obbligo di indossare la mascherina, se ne vedono di tutti i colori. Ma c’è anche chi proprio non ce l’ha, né sul viso né sul gomito. Tra questi A.Z., che però è munita di un certificato medico.
A causa di una grave forma di bronchite, la donna è stata esonerata dal dottore. Ma le cose non sono così semplici, come racconta lei stessa a 20 Minuten, quando va in giro. Se nei negozi, infatti, non riscontra alcun problema, quando sale sui mezzi pubblici non solo incassa gli sguardi contrariati della gente, ma a volte si becca anche degli insulti.
L’ultima volta sarebbe stata addirittura una signora anziana a inseguirla mentre scendeva dal bus: «Mi ha detto le peggiori cose - racconta la 58enne -. Nemmeno a me fa piacere andare in giro senza mascherina, ma non posso ogni volta incassare ogni tipo di insulto perché non mi è possibile indossarla. Cerco anche di stare più distante dagli altri, quando possibile».
Nella stessa situazione si troverebbe un’amica di A.Z., anche lei in possesso di un certificato medico. «Mi ha chiamata in piena crisi di nervi. Sul bus un uomo ha urlato che con la sua pistola avrebbe sparato a chiunque avrebbe trovato senza mascherina».
La società di trasporti locali di Basilea, dal canto suo, spiega che chi si sente “in pericolo” può rivolgersi al conducente. A.Z. è convinta che bisognerebbe evitare di trasmettere continuamente gli annunci in merito all’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici, per non discriminare persone come lei. «Si tratta di raccomandazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica» che riguardano la maggior parte dei passeggeri, fanno però notare dalle FFS. Discorso che riguarda anche AutoPostale. Spetta piuttosto alla donna, quando le vengono rivolti insulti e osservazioni, far valere il suo certificato medico.