Si moltiplicano i casi di aggressioni e maltrattamenti fra le mura domestiche, perpetrate da famigliari o terzi. E la politica si mobilita.
BERNA - Anziani sempre più vittime di violenza. Atti persecutori, sia fisici che mentali, spesso perpetrati all'interno delle mura domestiche.
Si stima che in Svizzera mezzo milione di anziani ne sia vittima. Si tratta di una persona su cinque di età superiore ai 60 anni. Nonostante ciò, l'anno scorso solo 359 persone hanno cercato aiuto presso i servizi specializzati come il centro Vecchiaia senza violenza.
Attualità - Proprio oggi intanto il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione sul tema, già accolta dal Nazionale.
Ma ecco cosa c'è dietro l'allarme maltrattamenti.
Le motivazioni - A raccontare al Blick quali sono i fattori che spesso causano tali situazioni è l'esperta Ruth Mettler del lo sportello indipendente per la tutela degli anziani UBA.
Innanzitutto il rischio aumenta con l'aumentare delle limitazioni fisiche e mentali. Inoltre, la vergogna spesso blocca chi è vittima, dal segnalare l'accaduto. Di frequente le persone che vivono in casa e dipendono dall'assistenza sono più a rischio.
E gli stessi famigliari spesso «per stanchezza, diventano ingiusti nei confronti della persona assistita. Ad esempio, iniziano ad aggredire verbalmente, a vietare le cose o a rinchiudere la persona», spiega Mettler.
E anche nelle case di riposo le richieste continuerà al personale possono portare ad abusi come, in alcuni casi documentati, alla somministrazione di sedativi.
Le cifre - Sempre secondo Vecchiaia senza violenza, il 40% degli abusi è di natura psicologica e il 30% di natura fisica. Si verificano anche abusi finanziari nel 17% dei casi e in tale ambito spesso vengono commesse da truffatori seriali visto che le persone sole sono particolarmente soggette a questo fenomeno.
La politica - Nel 2020, uno studio commissionato dalla Confederazione all'Università di Scienze Applicate di Lucerna ha concluso che gli sforzi attuali non sono sufficienti. Occorre colmare numerose lacune nell'assistenza.
All'epoca, il Consiglio federale aveva incaricato il Dipartimento federale dell'Interno (DFI) e i Cantoni di esaminare le misure per prevenire la violenza contro gli anziani. Ma quando si trattò di stanziare i fondi per un programma concreto, non si concretizzò nulla.
Le novità - Anche se solo per 21 voti a 19 e 2 astenuti, il Consiglio degli Stati ha approvato oggi 27 febbraio una mozione in tal senso, già accolta dal Nazionale. L'atto parlamentare in questione, presentato da Ida Glanzmann-Hunkeler (Centro/LU), auspica il lancio di un programma che, oltre ad abbattere i tabù sulla questione, dovrà rafforzare l'offerta a livello di prevenzione, formazione e messa in rete degli attori interessati, nonché ampliare le prestazioni volte ad assistere gli anziani e sgravare i familiari assistenti.
Una minoranza ha argomentato che misure di lotta alla violenza sugli anziani esistano già nei Cantoni e che la Confederazione stia sostenendo in misura sufficiente provvedimenti che rientrano nel contesto più ampio della lotta alla violenza domestica, come previsto per esempio dalla Convenzione di Istanbul. Vi è anche chi ha fatto notare che tale questione è di pertinenza cantonale e che dovrebbero essere i Cantoni, per primi, a darsi da fare in quest'ambito.
Dal canto suo, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider - che ha parlato di «flagello» in merito alla violenza sugli anziani - ha sottolineato che i Cantoni sono d'accordo con l'adozione di misure più incisive come emerso da un rapporto governativo, ma che all'atto pratico nessuno vuole pagare, benché si tratti di somme non eccessive (da mezzo milione a un milione di franchi).
Futuro - La mozione ha così avuto la meglio e ciò obbligherà la Confederazione a occuparsi del problema di concerto coi Cantoni, nella speranza che anche quest'ultimi decidano di mettere mano al portafoglio.