A Bellinzona si è tenuto un corteo per rivendicare aumenti salariali in tutti i settori economici.
Manifestazioni simili si sono tenute anche in altre città svizzere. Tutte con uno scopo: stipendi migliori ai lavoratori anziché dividendi più elevati agli azionisti.
BELLINZONA - Salari del 20% più bassi rispetto al resto del Paese, tasso di povertà relativa al 12%, quasi un abitante su cinque disoccupato o sottoccupato. Ma, allo stesso tempo, indicatori economici sempre più positivi e cifre d’affari che tornano a livelli pre-pandemici. I lavoratori e i sindacati non ci stanno ed è proprio per chiedere «salario, rispetto e solidarietà» che oggi pomeriggio, nonostante la meteo inclemente, hanno inscenato una manifestazione a Bellinzona.
Negli ultimi 18 mesi di pandemia, la Confederazione ha infatti investito decine di miliardi per sostenere l’economia. Sostegno necessario e reso possibile dalle enormi risorse economiche del Paese. «Risorse che tuttavia devono ora essere condivise anche con i lavoratori e le lavoratrici che questa ricchezza l’hanno creata. Invece, nella realtà, succede il contrario con inaccettabili tentativi da parte del padronato, in diversi settori, di peggiorare le condizioni di lavoro», spiega Renato Minoli, presidente dell'Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa che ha organizzato la manifestazione.
Insomma, il corteo di questo pomeriggio - da Piazzale Stazione a Piazza Governo, a cui hanno partecipato alcune centinaia di persone - è stato da un lato un modo per denunciare i vuoti contrattuali, il mancato rispetto dei salari minimi contrattuali (e anche legali). Dall'altra per rivendicare aumenti salariali in tutti i settori economici, una miglior ridistribuzione delle ricchezze e l’aumento del potere d’acquisto.
Manifestazioni non solo a Bellinzona - Ma manifestazioni come quella di Bellinzona si sono tenute in varie città svizzere (Berna, Zurigo, Ginevra e Olten), dove oltre 12'000 lavoratori dell'edilizia e di altri settori sono scesi in piazza con lo stesso obiettivo: chiedere salari più elevati, maggior rispetto e solidarietà.
I dimostranti, provenienti dal mondo dell'edilizia, dell'assistenza, della vendita e della logistica hanno tutti quanti lavorato instancabilmente in prima linea nel corso della pandemia. «La gente ha applaudito, ma le condizioni non sono cambiate», deplora amareggiato il sindacato Unia. La crisi del coronavirus ha infatti mostrato quanto la società sia dipendente da centinaia di migliaia di impiegati sottopagati nei servizi. Lo stress, la carenza cronica di personale, la mancanza di contratti collettivi, i salari bassi e l'eccessiva mole di lavoro fanno parte della quotidianità di questi settori, sottolinea Unia.
Il sindacato rivendica quindi cambiamenti fondamentali nella politica. Commercio online, industria farmaceutica e logistica hanno approfittato del Covid e anche il ramo delle costruzioni procede a passo spedito. Le imprese svizzere hanno versato l'anno scorso 42 miliardi di franchi ai loro azionisti. In poche parole, riassume Unia, i soldi per garantire stipendi migliori ci sono.