Passeranno dal Centro Svizzero di Calcolo Scientifico i dati catturati da migliaia di radiotelescopi puntati nel cielo.
Il progetto è ambizioso e non solo per la scienza. L'esperto: «Occorrerà sviluppare tecnologie all’avanguardia. Chi sale a bordo di questo treno avrà anche un ritorno economico».
LUGANO - Il Ticino aiuterà gli scienziati di tutto il mondo a fare luce sul primo miliardo di anni dell’Universo. Come? La Segreteria di Stato per la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione (SEFRI) ha conferito al Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) di Lugano il mandato per creare una infrastruttura di ricerca che gestirà i dati dello Square Kilometre Array Observatory (SKAO), progetto internazionale che si occuperà del rilevamento di onde radio mediante un radiotelescopio - in costruzione in Australia e in Sudafrica - creato per sondare lo spazio profondo.
«Ci si aspetta che l'Osservatorio generi circa 700 petabyte di dati all’anno da distribuire ai vari centri parte di questo progetto internazionale, tra cui il nostro. Per i cloud di Google magari non sono così tanti, per noi sarà una sfida importante», spiega Pablo Fernandez, service e business manager per il CSCS.
Questi dati da dove arriveranno?
«Il Sud Africa istallerà 197 parabole ricoprendo un’area di 33.000 m2, pari a 126 campi da tennis. L’Australia comincerà invece con 130.000 antenne SKA di 2 metri di altezza per captare le onde a bassa frequenza. Il fine ultimo sarà quello d'istallare fino a un milione di antenne».
Che dati saranno raccolti?
«Immagini. Ma non le classiche foto a cui siamo abituati. I telescopi dell'osservatorio SKA promettono di rivoluzionare la nostra comprensione dell'Universo e delle leggi della fisica fondamentale studiando la gamma di radiofrequenze emessa dalla luce degli oggetti celesti. Insomma, onde radio digitalizzate che forniranno immagini inedite e molto dettagliate dell'Universo».
L'intento?
«Quello di carpire i segreti del primo miliardo di anni dell’Universo. Si cercherà anche di verificare le teorie sulle quali ad oggi non si è ancora raggiunto un accordo. Penso al valore della "costante di Hubble", che indica la velocità alla quale il nostro universo si sta espandendo».
Interessante... ma riusciremo a capire se c'è vita nell'universo?
«Le ricerche effettivamente si muoveranno anche nel campo dell'astrobiologia. Ad oggi si conoscono migliaia di pianeti extrasolari. Si potrebbe riuscire a intravedere tracce di atmosfera ed eventualmente capire se c'è vita che produce ossigeno o resti di attività industriale».
In termini pratici questa ricerca a quali sviluppi potrà portare?
«C'è molto interesse per questi studi da parte delle varie realtà economiche mondiali. Ovviamente questa attenzione è indirizzata non solo verso i risultati scientifici e la gestione dei "big data", ma in particolare nei confronti delle tecnologie che saranno sviluppate per questi telescopi. Parliamo di cronometria di alta precisione, di ricezione radio all'avanguardia, di digitalizzazione di segnali analogici. Queste ricerche porteranno ad un avanzamento tecnologico. Chi le cavalcherà sarà certamente leader di questi settori nel prossimo futuro».