Ai fini degli indennizzi i capi non ritrovati non vengono conteggiati. Una mozione chiede di seguire l'esempio virtuoso del Canton Grigioni.
BELLINZONA - Ha una lunga lista di co-firmatari*, la mozione del granconsigliere leghista e segretario Utc Sem Genini in merito ai mancati rimborsi degli animali dispersi a causa del lupo.
Una predazione, infatti, non miete solo vittime. «Una parte del gregge, spesso importante, risulta “dispersa”: capi fuggiti (gravemente feriti e non) terrorizzati durante l’attacco e il cui destino è incerto», viene fatto notare.
Nei giorni e nelle settimane successivi li si cerca ritrovandone, a volte, i corpi in avanzato stato di decomposizione. «Questi capi non esistono ai fini degli indennizzi se le analisi non possono provare “inconfutabilmente” che la causa del decesso (tramite DNA) è un lupo - fanno notare Genini e co-firmatari -. Tali analisi sono però molto spesso irrealizzabili per lo stato delle carcasse. Oltretutto, altri animali non si ritrovano persino più».
La mozione sottolinea quindi la situazione ticinese, che «peggiora costantemente ed è ormai fuori controllo, con il lupo ormai diventato una persistente minaccia per l’allevamento con le conseguenze tristemente note: diverse aziende hanno chiuso i battenti e numerose altre lo stanno facendo o hanno intenzione di farlo».
Nonostante questo, «il Cantone ha ribadito più volte di non voler risarcire i capi dispersi causati dai grandi predatori, in particolare dal lupo». «L’UFAM e tutti i Cantoni che partecipano alla Conferenza dei dirigenti della caccia e della pesca (JFK), tranne i Grigioni, hanno deciso di non seguire la raccomandazione contenuta nella Strategia lupo svizzera: “I Cantoni possono inoltre agire in modo conciliante e concedere un risarcimento completo o parziale per gli animali da reddito feriti, caduti o smarriti seguito all’attacco di un lupo”», si legge ancora.
Una decisione, questa, vissuta come «un’ingiustizia da parte degli allevatori e che genera profonda rabbia, frustrazione e sfiducia nei confronti delle Autorità, oltre anche a situazioni paradossali». «Riconoscendo la causa diretta dell’attacco per la scomparsa dei capi, come può il Cantone successivamente affermare che non vi sia alcun nesso di causalità con l’attacco stesso quando i capi non vengono ritrovati in tempi prestabiliti, rifiutandosi così di corrispondere un indennizzo? Come si può giustificare che questi non vengano nemmeno conteggiati per un eventuale decisione di abbattimento, specialmente quando si tratta di capre che vengono munte giornalmente e quindi regolarmente contate?».
Come conseguenza di quanto sopra, al Governo viene chiesto di «introdurre il principio, modificando i regolamenti corrispondenti, che anche i capi dispersi in una finestra temporale plausibilmente collegabile a una predazione, devono essere indennizzati».
Viene altresì chiesto di «preparare le condizioni da applicare per riconoscere l’indennizzo (la prassi già applicata nel Canton Grigioni potrebbe essere una buona base di partenza) lasciando la possibilità di distinguere i singoli casi».
*Sem Genini, Alessandro Mazzoleni, Andrea Censi, Mauro Minotti, Daniele Piccaluga, Alessandro Cedraschi, Stefano Tonini, Andrea Sanvido, Tiziano Galeazzi, Roberta Soldati, Sabrina Gendotti, Tiziano Zanetti, Paolo Ortelli, Aron Piezzi, Alex Gianella, Omar Terraneo, Alessandro Corti, Omar Balli, Alain Bühler, Lea Ferrari, Giovanni Berardi, Alessandro Speziali, Fabio Schnellmann.