L'ex presidente ha anche fatto sapere che non intende comparire davanti al giudice, una possibilità prevista dalla legge dello Stato
WASHINGTON D.C. - Non ci sarà un secondo arresto in Georgia per Donald Trump, né una seconda foto segnaletica. Il tycoon infatti si è dichiarato non colpevole del piano per ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali del 2020 e ha deciso di non comparire davanti al giudice il prossimo 6 settembre, una possibilità prevista da una legge dello Stato.
La dichiarazione di non colpevolezza è stata presentata da Steve Sadow, l'avvocato reclutato a fine agosto proprio per seguire il caso di Fulton County che vede il tycoon e altri 18 imputati accusati dalla procuratrice Fanny Willis di diversi crimini, tra cui cospirazione e violazione della legge anti racket, sollecitazione ad un pubblico ufficiale di violare il giuramento, associazione a delinquere in contraffazione di primo grado e associazione a depositare documenti falsi.
Solo una settimana fa Trump si era presentato nel tribunale di Atlanta dove era stato arrestato, identificato come prigioniero numero PO1135809, immortalato nell'ormai iconico "mug shot" e rilasciato dopo il pagamento di una cauzione da 200'000 dollari. Da allora il gradimento di Trump è volato alle stelle, lo stacco del secondo candidato repubblicano, Ron DeSantis, è aumentato e la campagna ha guadagnato oltre 7 milioni di dollari dalla vendita dei gadget con la foto segnaletica.
Come le tazze, le magliette e i cappellini anche i guai giudiziari dell'ex presidente, tuttavia, continuano a proliferare. Prima che inizino i processi per le quattro incriminazioni, infatti, il tycoon deve fronteggiare un altro procedimento, a ottobre, per la causa avanzata dalla procuratrice di New York Letitia James, secondo la quale egli ha gonfiato il valore dei suoi asset fino a 2,2 miliardi di dollari. Causa di cui oggi gli avvocati dell'ex presidente hanno chiesto l'archiviazione, ma che per James non ha neanche bisogno di un processo per essere risolta poiché, sostiene, non ci sono dubbi sul fatto che Trump e membri della sua famiglia abbiano mentito per ottenere condizioni più favorevoli per prestiti e finanziamenti. «Sulla base di prove inconfutabili, nessun processo è necessario per far sì che la corte determini che» il tycoon e i suoi uomini hanno «materialmente gonfiato il valore degli asset», si legge nelle carte depositate in tribunale dalla procuratrice.
Sui media sono trapelate anche alcune parti della deposizione sotto giuramento dell'ex presidente a Manhattan lo scorso aprile nelle quali egli appare combattivo e sicuro, persino offeso dall'idea che la sua ricchezza possa essere stata gonfiata. La presidenza degli Stati Uniti è «il lavoro più importante al mondo, si salvano milioni di vite», avrebbe dichiarato Trump a un certo punto rivendicando di aver evitato una catastrofe nucleare quando era alla Casa Bianca. «Avremmo avuto un olocausto nucleare se non avessi affrontato la Corea del Nord. E se volete sapere la verità - ha avvertito - penso che ora potremmo avere una guerra nucleare».