L'analisi dell'ambasciatore Thomas Greminger sui potenziali scenari generati dal conflitto israelo-palestinse
BERNA - L’attacco via terra da parte dell’esercito israeliano, ormai prossimo a entrare nella Striscia di Gaza, sarà un passaggio chiave non solo per capire la natura del conflitto ma anche per comprendere gli scenari futuri. Scenari che potrebbero avere ripercussioni, non positive, anche sulla Svizzera che potrebbe essere teatro di attacchi terroristici. Tutto dipenderà dall’intensità con cui Israele colpirà e dalla durata del blitz.
Per spiegare come questi elementi potrebbero mettere in gioco la sicurezza interna della Confederazione, interviene Thomas Greminger, in passato a capo del Dipartimento per la sicurezza presso il Dipartimento federale degli affari esteri. Fu lui, a partire dal 2005 a trattare con rappresentanti di Hamas, per cercare di fare leve sugli esponenti dell’ala più moderata, affinché non si radicalizzasse.
Greminger, oggi alla direzione del Centro per la politica di sicurezza di Ginevra, non usa mezzi termini per segnalare un pericolo concreto. «Se il conflitto in Medio Oriente dovesse protrarsi a lungo, la minaccia terroristica in Svizzera potrebbe diventare nuovamente maggiore, come in tutta l’Europa occidentale e centrale. Altri gruppi islamici come l’Isis potrebbero mostrare solidarietà ad Hamas e utilizzare la guerra per i propri scopi».
E proprio il fattore tempo giocherà una partita centrale. «La questione palestinese è sempre stata una giustificazione per il terrorismo islamico. Ecco dunque che adesso l’Isis potrebbe avere nuovi argomenti politici da usare per attaccare. Il semplice fatto che venga intrapresa una guerra sanguinosa contro Hamas potrebbe portare sulla scena altri islamisti».
E anche se l’organizzazione terroristica dell’Isis sembra essere stata distrutta viene però sottolineato come «se il conflitto dovesse protrarsi potrebbero emergere lupi solitari capaci di attacchi terroristici isolati», chiude Greminger in un’intervista rilasciata a watson.ch.