L’imprenditore Dario Kessel precisa alcuni punti della sua idea di business plan, alla luce della proposta di Maurizio Merlo di «prendere un aereo e volare per conto nostro»
LUGANO - Sul rilancio dell’aeroporto di Lugano sono molte le idee e le proposte avanzate. L’ultima, in ordine di tempo, quella di Maurizio Merlo: «Perché non prendere un aereo e volare per conto nostro?».
Una proposta simile a quella lanciata circa un mese fa da Dario Kessel, ma con alcune precisazioni. Il direttore di Lugano Airport ha spiegato che, concretamente, «si tratterebbe “solo” di dotarsi di un Saab, assumere piloti e personale di cabina, creare una nuova società controllata da Lugano Airport e così offrire in casa la rotta Lugano-Ginevra» che SkyWork tentenna a rilevare.
La pensa diversamente Dario Kessel, il cui business plan - come fa notare in una mail trasmessa a Marco Borradori e Michele Foletti - prevede la costituzione di una compagnia aerea di proprietà Lugano, TPL, LASA, utilizzando «aerei noleggiati o collaborando con una compagnia appaltatrice a prezzo orario fisso». Il calcolo dell’imprenditore - riportato recentemente dal portale Ticinolive - prevede un costo totale di 5,7 milioni di franchi («un Dornier 328 da 31 posti costa 4.800 franchi per ogni ora di volo: 4 ore al giorno per 6 giorni fanno 24 ore, più 1 di riserva. Per 4 settimane fanno 100 ore e per 12 mesi 1200»). Con una media di 26 utenti per ogni volo, «si arriverebbe a un disavanzo di 1,2 milioni». Sommato a un risparmio sul personale («riducendo e/o ottimizzando il personale e diminuendo drasticamente gli stipendi i vari “capi”») di 2,5 milioni di franchi, «si darebbe la possibilità ai privati di espandersi, e l’aeroporto potrebbe ritenersi salvo e sostenibile a lunga scadenza».
L’imprenditore intende dunque precisare come la sua idea di business plan sia differente rispetto a quanto proposto da Merlo: «Mi raccomando - conclude la sua comunicazione al sindaco di Lugano e al titolare del Dicastero consulenza e gestione - non fraintendete la mia idea di volare in proprio, non vorrei essere il responsabile dell’ennesimo crack».