Ieri è scattato l'ultimo ultimatum del Municipio. Ma il mantra resta «Qui siamo e qui restiamo. Ci vediamo nelle strade»
LUGANO - «A oggi non è giunta alcuna richiesta di mediazione». Così si esprimeva il Municipio di Lugano, una settimana fa, annunciando lo scadere dei venti giorni concessi agli autogestiti per lasciare il comparto dell'ex Macello a seguito della disdetta della convenzione del 18 dicembre 2002 siglata tra Municipio, Consiglio di Stato e associazione Alba (in rappresentanza dei "molinari"). Nel frattempo i venti giorni sono scaduti, ed è scattato il secondo ultimatum (di dieci giorni), prima dello "sfratto" da parte degli agenti di polizia. Oggi - dopo aver redatto una cronistoria dell'autogestione non diffusa dai media negli scorsi giorni - il Csoa (Centro sociale autogestito) parla chiaro: «Pensare di risedersi oggi a un tavolo con l’attuale Municipio, risulta per noi semplicemente impraticabile. Imbarazzante - scrivono -. Sarebbe farci violenza e lo rifiutiamo. E non si tratta di paura o di non essere in grado di sostenere il confronto, si tratta piuttosto di non scendere a un livello così infimo di autorispetto».
I "molinari" proseguono annunciando il ricorso. Ma «non un ricorso giuridico possibilmente imboccato, ma un ricorso politico, sociale e culturale». E scrivono: «Facciamo ricorso ai nostri corpi. Alla nostra fantasia. Alla nostra determinazione. Ricorso alle nostre forze. Alla solidarietà locale e a quella internazionale».
Il mantra, quindi, resta uno: «Qui siamo e qui restiamo». Seguito da: «Ci vediamo nelle strade».
Gli autogestiti non nascondono neppure il dissenso nei confronti della "miccia" che ha innescato tutta questa situazione (da loro considerata un pretesto). Si era infatti urlato allo "sgombero" dopo che la manifestazione organizzata dal Csoa lo scorso 8 marzo era finita negli scontri con la polizia in tenuta antisommossa, presso la stazione di Lugano. «La narrazione dello sgombero si costruisce sulla "violenza" rispetto a due situazioni (una convocata dal Molino, l’altra no) - precisano - nelle quali, in realtà, è successo poco o niente. Parliamo di “normali” bagatelle e tensioni di mondi diversi che in qualsiasi città del mondo avvengono quasi settimanalmente». Quindi la conclusione: «Il teatrino elettorale e gli interessi dietro tutto questo circo, vanno rifiutati».