Verso il voto sul matrimonio per tutti: il sogno (al momento proibito) di Giulia ed Elena, giovani donne innamorate.
La coppia spiega: «Le parole sono importanti. Ci piacerebbe andare di fronte alla cittadinanza e dire senza vergogna che “lei è mia moglie”. Non la mia “partner registrata”».
BELLINZONA - «Ci amiamo da quasi otto anni, vorremmo sposarci e avere dei figli». Giulia, 31enne del Bellinzonese, lo dice con la voce tremante. Ha una relazione lesbica. Convive con Elena, di tre anni più giovane. La coppia ha accettato di farsi intervistare in vista del voto sul matrimonio per tutti, previsto per il 26 settembre. Inizialmente mettendoci la faccia. Con nomi e cognomi. Poi sotto pseudonimo. Perché una delle due ha il timore di non ricevere la promozione promessa al lavoro. «Siamo spaventate – ammettono –. La campagna sta scatenando anche reazioni forti».
Il tema tabù è quello della famiglia – Paradossale che chi dovrebbe portare la propria testimonianza non lo possa fare perché teme ripercussioni nella quotidianità. Va specificato che si è tentato di contattare una seconda coppia, negatasi con argomentazioni analoghe. L’opinione pubblica, nel frattempo, non sembra tanto interrogarsi sulla questione effettiva del matrimonio, bensì su quella della famiglia. La legge su cui si vota prevede infatti la possibilità di diventare genitori anche per chi vive una relazione omosessuale, in particolare ricorrendo alla fecondazione assistita.
«L'unione registrata non è la stessa cosa» – «La prima ad accogliere una creatura in grembo sarà Giulia – sostiene Elena –. Se la legge non dovesse passare in Svizzera, potremmo valutare di andare altrove per coronare il nostro desiderio». «La mia partner – riprende Giulia – ha una sensibilità fuori dal comune. Mi fa sentire a casa e me lo dimostra ogni giorno. Io ho un forte desiderio di essere sposata con lei. A tutti gli effetti. Le parole sono importanti: l’unione registrata è un’altra cosa, ti fa sentire comunque diversa».
Senza vergogna – Elena aggiunge: «Il nostro desiderio è lo stesso di una donna che ama un uomo. Ci piacerebbe andare di fronte alla cittadinanza e dire senza vergogna che “lei è mia moglie”. Non la mia “partner registrata”. Non capiamo perché dovremmo continuare a fare le nostre cose nascoste».
L'amore è amore – Ma poi come lo si racconta a un bambino il fatto di avere due mamme? Secondo Giulia la soluzione non sarebbe così complicata. «Semplicemente si inizia a spiegare ai bimbi che ci sono persone che amano persone dell’altro sesso e persone che amano persone dello stesso sesso. L'amore è amore. È qualcosa che non dovrebbe conoscere barriere».
Pregiudizi – Parenti e amici hanno sempre fatto sentire Giulia ed Elena a loro agio. «E per questo – precisa Elena– non possiamo altro che essere grate a chi ci circonda. Andando oltre, tuttavia, notiamo che c’è tanta cattiveria, unita alla mancanza di volontà di comprendere. In tanti preferiscono evitare, oppure abbandonarsi ai pregiudizi».
Sentimento di rabbia – Elena ci crede: «Abbiamo tanta voglia di vivere il nostro amore e di crescere i nostri figli. Vogliamo essere seguite da professionisti in questo percorso. Fa rabbia pensare che tante persone si fermino davanti a un cartellone, come quello del bambino Luca in vendita, e si indignino semplicemente, senza vedere la necessità di approfondire un po’».