La vettura è stata fermata domenica sera, i poliziotti hanno contestato al conducente l'accensione del tassametro. La conversazione piuttosto accesa è stata registrata
VEZIA - Un movimentato episodio, che ha visto protagonista un tassista milanese e una pattuglia della Polizia cantonale ticinese, ha avuto luogo domenica sera nella galleria Vedeggio-Cassarate a Vezia. Al conducente, si legge sul Corriere della Sera, è stato notificato quanto segue: «Per aver eseguito un trasporto professionale di persone non autorizzato in Svizzera, tragitto Milano/Lugano Pregassona; carico di una persona sul tragitto di rientro; tassametro in funzione». La sanzione è di 400 franchi.
La conversazione piuttosto accesa tra il tassista e il poliziotto, riferisce il Corriere della Sera, è stata catturata dai microfoni di sicurezza montati sul veicolo. Si sentono frasi di questo tenore, pronunciate dall'agente del Reparto mobile del Sottoceneri: «Forse lei non ha capito: qui non siamo a Milano. Qui detto io quello che si fa! (...) Erano 400 franchi, ma spero sia il doppio o il triplo e questo signore, glielo dico io, va via in croce: 2016 anni fa un tizio veniva messo in croce, oggi lo metto in croce io un tizio». Motivo del contendere? Il fatto che il tassametro fosse acceso, e la corsa non autorizzata. A bordo del veicolo pubblico c'era il manager di una nota band hip hop milanese, che per mettere la parola 'fine' alla vicenda, che rischiava di diventare ancora più complicata, ha deciso di pagare sia il prezzo della corsa (che si aggirava sui 300 euro) e la sanzione.
«Io ho il dovere di portare un cliente dovunque — ha spiegato al quotidiano italiano il tassista — solo lui può decidere quando inizia e conclude la corsa. Quindi, se supero il confine, l’importante è che io non spenga mai il tassametro». Stando al racconto dell'auto, a un certo punto l'agente avrebbe messo mano alla pistola, pensando che il tassista volesse fuggire: «Per molto meno c’è chi si è preso una fucilata», avrebbe dichiarato il poliziotto.
Il direttore della società alla quale appartiene il taxi milanese commenta stizzito: «Solo il cliente può aprire e chiudere il negozio giuridico. Se volesse noi potremmo portarlo anche fino a New York. È intollerabile l’atteggiamento delle autorità svizzere. Non c’è reciprocità: noi dobbiamo subire soprusi e pagare seduta stante quando gli automobilisti elvetici qui fanno quello che vogliono».