Nel processo per il contagio di epatite C all’Ospedale Civico di Lugano la parola è passata alle parti. La sentenza è attesa a partire dalle 16.00
LUGANO – Una sanzione non inferiore a centomila franchi. È la richiesta che il procuratore generale John Noseda, ha avanzato nei confronti dell’Ente ospedaliero cantonale per il contagio di epatite C verificatosi all’Ospedale Civico di Lugano nel 2013. Nel processo in corso in Pretura penale, l’accusa ha parlato di «un’infezione grave he ha colpito un numero non trascurabile di pazienti».
Il procuratore generale si è dunque chinato in particolare sulla mancata imputabilità, cioè il fatto di non poter identificare l’autore dell’infezione. E ha detto: «La difesa obietta che la mancata identificazione deli operatori sanitari coinvolti si rileva in tutti gli ospedali svizzeri? È la logica del “così fan tutti”».
«Oltre 200’000 esami radiologici» - «Nel 2013 all’EOC sono stati eseguiti 203'455 esami radiologici, di cui oltre 12'000 con la Tac. Ed è successo quello che non doveva succedere». Per la difesa ha preso la parola l’avvocato Mario Molo, che si è dapprima scagliato contro il perito medico sentito in aula lo scorso 3 ottobre: «Non aveva le competenze e non ha affermato il vero, pertanto si chiede che la perizia sia tolta dagli atti».
Il legale ha poi posto l’accento sulla questione della tracciabilità degli operatori sanitari: «Dal profilo legale non vi è nessun obbligo, se non in ambito chirurgico». Rifacendosi a una sentenza del Tribunale federale, ha ribadito che misure di routine non devono essere protocollate con tutte le generalità dell’operatore. E ha sottolineato che nemmeno la norma ISO 9001 impone la tracciabilità in tutte le sue componenti. «L’EOC – ha detto Molo –non si può accusare di carenza organizzativa».
Da parte sua, la difesa ha quindi chiesto il proscioglimento dell’EOC. E un’eventuale multa – secondo il legale – dovrebbe rientrare nei termini minimi di legge di un franco. «Questa vicenda ha causato un grave danno d’immagine all’Ente».
Le scuse di Pellanda – L’ultima parola è andata a Giorgio Pellanda, direttore generale EOC: «Mi scuso a nome personale e nella mia funzione. Posso assicurare che quotidianamente tutti i dipendenti dell’EOC si adoperano per fornire il meglio a tutti nostri pazienti. La nostra organizzazione può sicuramente migliorare, ma anche la migliore organizzazione non esclude gli errori».
La sentenza è attesa a partire dalle 16.00.