È scontro in Gran Consiglio tra il consigliere di Stato e il deputato dell'MPS. Argomento: i privilegi pensionistici dei ministri. Secco "no" alla discussione generale
BELLINZONA - Zali: «La sua ignoranza sulle leggi è imbarazzante». Pronzini: «Lei non mi fa paura e le sue minacce non mi fanno né caldo né freddo». Com’era immaginabile, i toni della seduta di oggi in Gran Consiglio si sono parecchio accesi quando è stata presa in considerazione l’interpellanza del deputato MPS sui privilegi pensionistici dei ministri, in particolare sulla pensione ritirata in anticipo dal Consigliere di Stato (700mila franchi) per l'acquisto di una casa in Malcantone.
Matteo Pronzini contesta l’attuale quadro legale in quanto fonte di ingiusti privilegi: la legge sull’onorario dei consiglieri di Stato rimanda a disposizioni che regolano la Cassa pensione dei dipendenti statali. Cassa alla quale i componenti dell’Esecutivo non sono ancora assoggettati e che inoltre prevede la decurtazione della rendita pensionistica nel caso si prelevino soldi dal fondo di previdenza. Con un ministro che ha prelevato dal proprio fondo previdenziale 700mila franchi per acquistare casa, «sarebbe assurdo - per Pronzini - che possa poi ricevere la pensione piena».
A prendere la parola per il Consiglio di Stato è stato Claudio Zali, che ha velocemente risposto alle 11 domande di Pronzini elencando le disposizioni di legge (articoli 30a e seguenti della Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità del 25 giugno 1982, nonché Legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato del 19 dicembre 1963 ). Il deputato MPS si è quindi detto non soddisfatto: «Credo che le risposte date non siano delle risposte. È chiaro che qui c’è un imbarazzo da parte del Consiglio di Stato. La questione è: chi deve decidere sulle retribuzioni e sulle pensioni dei consiglieri? O vale la Legge sugli onorari dei consiglieri di Stato, oppure la Legge sulle casse pensioni. Ricordo che i consiglieri si sono rifiutati di assoggettarsi alla cassa pensioni dei dipendenti cantonali. Prendo comunque nota che il Governo ticinese si rifiuta di rispondere alle domande della popolazione sui privilegi. Alla fine succederà come con i rimborsi: si dirà “il Gran Consiglio sapeva”».
Il presidente del Governo ticinese ha replicato irritato: «La sua ignoranza sulle leggi è imbarazzante. E impedisce un dialogo tra di noi. Nessuna delle basi legali che ho citato è del Consiglio di Stato. Le vieto inoltre d’ora in poi di usare il termine “arrogante” nei miei confronti o dei miei colleghi».
Pronzini non si è tirato indietro nei confronti di Zali: «Lei non mi fa paura e le sue minacce non mi fanno né caldo né freddo. Questo è il Gran Consiglio. Se non vuole rispondere, come ha fatto in altre sedi, è una sua responsabilità. Penso che lei è molto più intelligente di me sulle leggi. Se vedo tutto quello che ha messo in piedi sulle pensioni, penso che ha una bella mente e usa le leggi per interessi personali».
Nessuna discussione generale - Dopo il battibecco fra Pronzini e Zali, il Gran Consiglio ha votato sulla richiesta di una discussione generale sul tema delle pensioni ai consiglieri di Stato. Il risultato è stato categorico: 52 contrari, 10 favorevoli (in sostanza solamente parte della sinistra) e 4 astenuti.
Prima del voto (e dopo le dichiarazioni dei vari gruppi), Pronzini era tornato alla carica affermando che «il Governo non ha volontariamente risposto a delle semplici domande», puntando pure il dito sulla «sudditanza dei partiti che non vogliono la discussione nei confronti del Consiglio di Stato». «Stiamo parlando di privilegi enormi che fanno a pugno con la realtà dei cittadini di questo Cantone. Il Paese deve sapere cosa sta succedendo», ha concluso.