Lo sostiene uno studio svedese secondo il quale i nostri ritmi attuali non possono adattarsi alla crisi climatica
STOCCOLMA - Un mercato in crisi e con prezzi sempre più alti è già stato annunciato e se le abitudini non cambiano, il rischio è che il problema si protragga e influenzi la vita delle prossime generazioni. L'agricoltura è in pericolo e così il nostro sostentamento.
Un nuovo studio del Stockholm environment institute ha evidenziato come, se i ritmi di vita attuali non si adatteranno alla crisi climatica, verranno a mancare nei panieri diversi ingredienti, anche fondamentali, vuoi perché la produzione calerà drasticamente, vuoi perché i prezzi esploderanno. Il massimo protagonista della penuria è lo zucchero di canna che entro il 2070 vedrà le sue colture diminuire del 58%. Meno dolci, quindi, per le generazioni future. E riservato alle popolazioni più ricche.
Dopo lo zucchero, segue il caffè. Il futuro della varietà arabica si annuncia simile a quello della robusta, la quale ha già visto aumentare il suo prezzo del 50% nella prima metà del 2021 a causa del lockdown in Vietnam. Entro i prossimi 50 anni sarà molto meno presente sul mercato, con un calo del 45%. Il suo maggiore produttore per l'Europa è il Brasile.
Sono quindi i beni di lusso quelli che verranno maggiormente toccati dalle conseguenze più prossime della crisi climatica, ma nella classifica non mancano dei beni considerati essenziali, quali riso e mais. Quest'ultimo sul lungo termine rischia di perdere un raccolto pari al 27%, mentre il riso all'8%.
«I risultati mostrano che i rischi climatici per la sicurezza alimentare globale sono sproporzionati, ma non esclusivi». I ricercatori evidenziano come il mercato ricco odierno dipenda da poche nazioni, in alcuni casi povere. E di come questa dipendenza sia il riflesso storico, regionale e geopolitico dei legami instaurati negli anni. Legami che vanno sfruttati per costruire un mercato da cui trarre tutti beneficio, ma solo se reso responsabile. Inoltre lo studio evidenza come sia importante giocare anche di strategia con il clima, spostando delle produzioni dove oggi sembrano sfavorite, perché un giorno potrebbero essere invece le più adatte.
È necessario un adattamento da diversi punti di vista: politico, ecologico e sociale. Perché «in un mondo sulla via della globalizzazione, non possiamo più considerare l'adattamento ai cambiamenti climatici come una questione locale o nazionale. Piuttosto, man mano che le nostre comunità ed economie diventano più interconnesse, la nostra esposizione agli effetti negativi del riscaldamento è condivisa e la costruzione della resilienza climatica deve essere trattata come una sfida globale».