Tiziano Galeazzi, Deputato UDC in Gran Consiglio e Municipale di Lugano
A Lugano, ancora una volta, nella notte tra Natale e Santo Stefano gli autogestiti firmati CSOA o ex molinari che si voglia, hanno occupato lo stabile dell’ex Caritas a Molino Nuovo. Ma non solo, dietro di loro hanno lasciato sporcizia e scritte ingiuriose nei confronti delle istituzioni, soprattutto contro la polizia. Non da ultimo hanno sparato petardi ad altezza balcone, quindi con rischi diretti alle persone del vicinato e con il pericolo d'innescare incendi nelle case adiacenti. Oltre allo spavento di molte cittadine e cittadini, hanno di nuovo raggiunto le istituzioni cittadine.
In questo Cantone, ahimè, non si riesce mai a raggiungere obiettivi comuni su questo tema e tanto meno un dialogo franco e aperto con queste persone. In altri Cantoni, come a Zurigo, si è trovata una soluzione condivisa e questa parrebbe funzionare benissimo da anni.
In Ticino no, non ci vogliamo arrivare. A qualcuno fa comodo cosi? La politica cantonale non è in grado di trovare soluzioni analoghe a quelle di Zurigo? Una cosa è certa: nella nostra società le regole vanno rispettate mente in questi casi ci sono persone che abusano della democrazia, della pazienza delle cittadine e cittadini, occupando e vandalizzando spazi privati e pubblici fuori da ogni logica e legge.
Più di una volta il tema si è spostato a livello cantonale: il Governo è stato sollecitato in diverse occasioni, posso citare la famosa convenzione firmata a tre (Cantone, Comune di Lugano e la fu ALBA in rappresentanza degli autogestiti) del 18 dicembre 2002. A distanza di venti anni non è praticamente cambiato nulla. Questo mi lascia assai perplesso.
In Parlamento si è tentato con una mozione del 13 febbraio 2012 (primo firmatario Fabio Schnellmann) di trovare soluzioni “cantonali” a questo annoso problema, ma tutto naufragò miseramente senza mai arrivare in Parlamento. Un silenzio assordante fino al 2021 quando fu stilato un rapporto commissionale ma che non fu mai trattato.
Vista la situazione il 21 giugno 2021 ho inoltrato, come primo firmatario e a nome del gruppo UDC una nuova mozione (nr 1609). L’intento è stato quello di costituire ex novo, un gruppo di lavoro (task force) con dei chiari obiettivi: avere un calendario ben definito, trovare un mediatore riconosciuto dalle parti, un’eventuale ubicazione non esclusivamente nel comune di Lugano, bensì sull’intero territorio cantonale e un piano dei costi.
La risposta del Governo non si è fatta attendere e il suo Messaggio datato 18 agosto 2021, sottolineava di voler sì collaborare al dialogo, ma di non reputare adeguato un nuovo gruppo di lavoro, sottolineando pure che il problema è geograficamente circoscritto nel luganese, o meglio nel comune di Lugano e quindi non risulterebbe un problema cantonale. Questa risposta si potrebbe tradurre con una semplicissima frase: a differenza del 2002, questa volta “me ne lavo le mani”.
È giunto ora il momento che la politica cantonale porti finalmente il tema in Parlamento per un costruttivo e sano dibattito che porti a soluzioni concrete e definitive. Mi auguro quindi che qualche mia o mio collega in Gran Consiglio, membro della Commissione della sanità e della socialità (dove si trova la sopraccitata mozione 1609) voglia allestire questo rapporto che necessita il dibattito parlamentare quanto prima, affinché anche la cittadinanza abbia risposte chiare dalla politica.