Michele Roncoroni, Consigliere comunale Mezzovico-Vira.
Il congedo parentale è come la moglie del tenente Colombo, tutti ne parlano, nessuno l’ha mai vista. Il concetto stesso di congedo parentale per entrambi i genitori è relativamente nuovo alle nostre latitudini. Fino a pochi anni fa le neo mamme potevano fare capo a un congedo maternità remunerato di quattordici settimane, mentre non era previsto nulla per i neo papà. La recente introduzione a livello nazionale di un congedo paternità di due settimane a partire dal 1° gennaio 2021 in seguito a votazione popolare non ha risolto completamente il problema. Si tratta però di una pietra miliare nel cambiamento di mentalità, che a causa di regressi storici, culturali e sociali vede da un lato una bassa percentuale di neo mamme rientrare nel mondo del lavoro al termine del congedo e dell’altro poca propensione da parte dei neo padri a richiedere un periodo di vacanza. Un dato statistico importante mostra come nei primi tre mesi dall’introduzione del congedo paternità, il 70% dei neo papà vi ha fatto ricorso (rispettivamente l’80% delle neo madri), percependo la quasi totalità delle indennità giornaliere a disposizione (13,86 su 14).
La politica ha sempre dato come risposta alla questione della conciliabilità famiglia-lavoro l’aumento degli asili nidi o il sovvenzionamento degli stessi e quindi l’abbassamento della quota partecipativa dei genitori. Anche accogliendo positivamente questi miglioramenti, non si può semplificare e banalizzare la questione. La risposta al tema in oggetto deve essere molto più articolata e deve coprire molteplici sfumature della stessa.
Per trovare una soluzione capace di raccogliere consenso trasversale bisogna tenere in considerazione anche il timore delle aziende, in particolar modo delle medie piccole imprese, che vedono nel congedo parentale un rischio di perdita economica. Studi comprovati dimostrano però l’impatto estremamente positivo della prosecuzione dell’attività lavorativa da parte delle madri, che molto spesso decidono di abbandonare la propria carriera. È inoltre interessante sottolineare come la percezione della popolazione svizzera in merito a questa tematica si sia modificata negli ultimi anni. Uno studio di Sotomo del 2022 effettuato dai Giovani del Centro Svizzeri ha constatato come il 59% degli interpellati si dica propenso all’introduzione di un congedo parentale. I fattori maggiormente valorizzati sono essenzialmente due: flessibilità quale caratteristica principale del futuro congedo parentale e necessità di una soluzione unica su scala nazionale. Le proposte politiche non mancano e la discussione è ormai assai accesa. Il mio augurio è che il prossimo episodio di questa primavera politica veda la moglie di colombo e quindi il congedo parentale figurare tra gli attori protagonisti.
Michele Roncoroni, Consigliere comunale Mezzovico-Vira
Pubblicato su Ticino management donna, autunno 2023