Katia Fabris, candidata al Municipio e Consiglio Comunale Lista Lega-UDC-UDF-Indipendenti Stabio
Speravamo tutti che il 2024 potesse portare al Ticino segnali positivi, dopo anni difficili, tra pandemia e un inesorabile aumento del costo della vita. E invece la tendenza negativa pare pure essere peggiorata, come raccontano le cronache di questi giorni, in particolare sulla chiusura delle Manor di Sant’Antonino e di Balerna. Una chiusura che avrà pesanti conseguenze sulla popolazione e sul territorio, che porta con sé pure amare considerazioni.
Oltre al centinaio di persone che finirà in disoccupazione, in un momento storico dove è particolarmente difficile trovare un altro lavoro a condizioni perlomeno dignitose, per quanto riguarda il Mendrisiotto questo sembra in tutto e per tutto il risultato di anni di passività della politica cantonale e federale di fronte al grido d’allarme dei rappresentanti politici e di categoria della regione.
Per anni infatti abbiamo denunciato le conseguenze della concorrenza, lavorativa e commerciale, proveniente da oltre confine. Tra Franco forte, differente costo della vita e dumping salariale è stata denunciata in ogni modo possibile una situazione disfunzionale del Mendrisiotto alla quale non è mai stato voluto porre rimedio. Tanto che, di fatto, l’unico cambiamento che ha davvero toccato la popolazione locale non viene dalla Svizzera bensì dall’Italia, con l’abbassamento della franchigia a 70 euro per chi fa la spesa nei negozi italiani. Rendendo ancora più complicata la vita dei commercianti ticinesi.
Bisogna prendere atto una volta per tutte che ai ticinesi, molti dei quali senza un lavoro o in difficili condizioni economiche, non servono proclami e slogan per sensibilizzarli a far la spesa nel territorio ma incentivi e bonus, per aiutarli concretamente a sopperire alle loro esigenze.
Quanto successo dovrebbe poi indurre a una vera riflessione sul fallimento delle politiche di attrazione delle grandi realtà che in questi anni sono arrivate nel Mendrisiotto con tutti gli aiuti pubblici del caso, costruendo su terreni di valore, salvo poi smantellare tutto e lasciare i ticinesi a casa appena questo non fa più comodo.
Non sarebbe stato meglio investire le stesse risorse per quegli imprenditori locali che avrebbero avuto un interesse non solo economico nel rimanere in Ticino e che invece sono stati assorbiti da quelle stesse aziende che oggi, senza troppi scrupoli, se ne vanno via?