Cerca e trova immobili
Al di là del muro: il cinema in carcere libera la realtà

LUGANOAl di là del muro: il cinema in carcere libera la realtà

16.10.24 - 06:30
Tehachapi, il film-documento dell'artista di opere monumentali fotografiche JR, apre uno squarcio nelle vite dei reclusi
MARC AZOULAY
Al di là del muro: il cinema in carcere libera la realtà
Tehachapi, il film-documento dell'artista di opere monumentali fotografiche JR, apre uno squarcio nelle vite dei reclusi

LUGANO - «Le carceri mi hanno sempre interessato. Dopo tutto, le carceri sono solo muri e i muri sono la mia tela». JR, artista francese conosciuto per le sue monumentali installazioni fotografiche create con la tecnica del collage, all'inizio non sapeva che il penitenziario scelto per il suo nuovo progetto creativo - tra i 35 consultati - fosse uno dei penitenziari statunitensi di massima sicurezza più lontani dal mondo e dagli uomini.

A metà strada tra la valle di San Joaquin e il deserto del Mojave, nello stato della California, circondato dalle montagne aride come la vita che si muove tra le sue architetture di cemento, il super-carcere è stato il teatro di posa dell'opera documentaria di JR. Che mostra il lavoro svolto con i detenuti consistito nel creare una catena montuosa sulle mura di cinta del cortile (ispirandosi a quella vera che si staglia al di là del muro) e una gigantografia raffigurante detenuti e secondini.

Tutto questo è "Tehachapi", in programma al Film Festival Diritti Umani Lugano (FFDUL) giovedì 17 ottobre alle 13.30 (tutto esaurito) e sabato 19 ottobre alle 20.30 al Cinema Corso di Lugano. In quest'ultimo caso la proiezione sarà preceduta dalla cerimonia di premiazione del Concorso Internazionale di lungometraggi.

Torniamo al film: JR, sin dal primo ingresso a Tehachapi, gioca la carta dell'empatia con quella comunità di uomini dimenticati; si fa raccontare le loro storie, osserva i loro volti, ascolta le loro voci, fissa le loro iconografie ed estetizza le loro - prima di allora - anonime vite.

Il documentario mostra la "liberazione" dei detenuti dal loro stato di reclusi e il loro diventare protagonisti nel processo creativo: li vediamo all'opera, posizionare le 338 strisce che diventeranno arte, tinteggiare i muri, e in tutto ciò fare la scoperta di vedersi altro, avere un forte presentimento di essere riusciti a "coniare" di loro stessi un'immagine diversa.

«Mi è stato chiesto di non avvicinarmi troppo ai ragazzi perché non sono a loro agio con le interazioni, ma quando sono entrato non ho potuto fare a meno di guardarli negli occhi, stringere loro la mano, presentarmi e chiedere i loro nomi. Solo perché è quello che fanno gli esseri umani» ha dichiarato l'artista.

Un documento filmico che porta all'esterno il vuoto riempito dall'arte e il cambiamento che può generare anche nelle persone da questa più lontane.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE