Un trend in aumento anche nel nostro cantone. Aiuto Aids Svizzero chiede più fondi per potenziare prevenzione e screening precoce.
BERNA - Con l'avvento della pandemia, i casi di infezione dovuti alle malattie sessualmente trasmissibili sembravano essere diminuiti. Un andamento verosimilmente da ricondurre a un minor numero di test effettuati per rintracciare virus e batteri e a una socialità ridotta. Ora, lasciato il Covid alle spalle, i dati diffusi dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) nell'ambito del Rapporto sulle malattie infettive del 2022, mostrano un quadro a livello nazionale in peggioramento.
Stando alle statistiche, infatti, sono stati segnalati, tra gli altri, 371 nuovi casi di infezione da HIV, il 14% in più (325) rispetto al 2021. Anche i numeri delle infezioni sessualmente trasmissibili sono aumentati significativamente: clamidia (13.063, +6%), gonorrea (5.112, +25%) e sifilide (1.078, +20%). Stando ai dati diffusi dall'UFSP i più colpiti sono uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Ma, ricordiamo, che le Mst non guardano in faccia a nessuno e chiunque, indipendentemente da genere e orientamento sessuale, può contrarle.
Peggiorano i dati anche in Ticino
Lo stesso andamento si assiste in Ticino dove l'incidenza dei casi di infezione da HIV è salita al 3,4%, in aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al 2021, ma in linea con il dato del 2019 (3,4%). Sono tuttavia in aumento i casi di clamidia: nel 2022 ne sono stati registrati 141 ogni 100mila abitanti, a fronte dei 134 e 133 contati rispettivamente nel 2018 e nel 2019. La regione in cui si registra un incremento significativo di questa infezione è quella di Zurigo: nel 2022 ne sono stati riscontrati 213, un trend in aumento rispetto agli anni prima della pandemia (172, 2018; 195, 2019).
Sulla stessa linea le infezioni causate dalla gonorrea. L'incidenza nel nostro cantone ha toccato il 36,6%, in salita rispetto non solo al 2021 (27%), ma anche al 2018 (24,3%) e al 2019 (31,3%). Torna a crescere allo stesso modo quella sifilide al 7,4% (2021: 4,8%), seppur rimanendo al di sotto dei valori registrati nel periodo pre pandemico (2019: 10,2%). Osservando il rapporto si può notare inoltre come in Ticino, sempre nel 2022, siano stati segnalati più casi di epatite B: 26 (ogni 100mila abitanti, quindi circa 78 totali), a fronte dei 13 del 2021 e dei 17 del 2019. Ricordiamo che questo tipo di infezione è possibile prevenirla con una semplice vaccinazione. Per l'epatite C l'incidenza si è attestata al 21,3% (2021: 19,3% e 2019: 24,5%).
Difficile la prevenzione
Questi dati mostrano ancora una volta che spesso le persone non sono informate sulla diffusione di questo tipo di infezione. Ma quali sono le cause che rendono così difficile prevenire e individuare precocemente le MST? Secondo l'associazione Aiuto Aids Svizzero a complicare l'accessibilità ai servizi sono costi elevati e stigma sociale. Inoltre, nella comunità medica c'è ancora reticenza nell'affrontare la questione. Bastian Baumann, responsabile del Checkpoint di Zurigo, citato nel comunicato, ribadisce pertanto l'importanza dei centri sanitari gestiti dalla comunità: «I Checkpoint sono fondamentali per l'assistenza medica e preventiva. Offriamo un'assistenza olistica: prevenzione sul posto, offerte di vaccinazioni, test e consulenze poco costose e non complicate e cure di qualità, sempre tenendo conto delle esigenze specifiche della comunità». Una ricetta di successo riconosciuta a livello internazionale e in Svizzera. Vi sono poi altri programmi specifici studiati per prevenire la diffusione delle malattie per chi con il sesso lavora. «Conosciamo la realtà del lavoro e dell'ambiente delle professioniste del sesso. Sono ancora spesso discriminate, soprattutto nel settore sanitario. Possono fidarsi di noi. Forniamo consulenze, test e trattamenti semplici ed efficienti», dice Anna Ehrsam, responsabile di LadyCheck presso l'Aiuto Aids di Basilea.
Test più accessibili
Per contenere il numero di MST è dunque necessario rafforzare il lavoro di prevenzione, secondo Aiuto Aids Svizzero, incentivando il lavoro di prossimità, pilastro centrale della strategia svizzera. Chiede inoltre di ampliare lo spazio digitale dedicato a queste tematiche per raggiungere i giovani, di puntare su servizi sanitari completi e personalizzati, su servizi di consulenza e test gratuiti. Sostiene inoltre che sia essenziale che tutti i centri specializzati in salute sessuale in Svizzera siano autorizzati a somministrare vaccinazioni contro l'epatite A/B, il papilloma virus (HPV) e il vaiolo delle scimmie (Mpox) «molti cantoni lo impediscono», scrivono. Infine, si devono rendere disponibili i mezzi di protezione: preservativi o la profilassi dell'HIV con farmaci (PrEP) devono essere resi disponibili gratuitamente, in modo orientato alle esigenze e senza complicazioni.
Più fondi
Aiuto Aids Svizzero sottolinea però la necessità di aumentare sostanzialmente le risorse finanziare, umane e materiali per incrementare l'efficacia e la portata dei servizi sanitari, garantendo dunque un'assistenza completa a tutti i gruppi, soprattutto quelli particolarmente colpiti.
Il loro obiettivo è sempre uno solo: «Eliminare le nuove infezioni da HIV e ridurre le altre IST entro il 2030», ha affermato Andreas Lehner, direttore generale dell'Aiuto Aids Svizzero, citato nel comunicato. Si è appellato poi agli attori politici. Raggiungere tale scopo richiede «finanziamenti e risorse supplementari da parte dei Cantoni, dei Comuni e della Confederazione». Lehner ha sottolineato che «una promozione efficace della salute pubblica non può essere spostata solo sulle persone particolarmente colpite. Vaccinazione, test, consulenza e trattamento devono essere finanziati meglio e resi più accessibili» a tutti.