Un 30enne di Ginevra, accusato di aver molestato per anni famiglie e scuole, è stato arrestato a metà febbraio. Il sollievo per le vittime.
GINEVRA - «Finalmente posso respirare. Quando ho dato la notizia a mia figlia ha pianto: erano lacrime di gioia». A parlare è Nina*, mamma di un bambino di 8 anni e una bambina di 11 anni, che racconta di aver finalmente potuto spiegare ai suoi figli che l'uomo che li molestava non li avrebbe più cercati.
È infatti il 12 febbraio quando un feticista di piedi dei bambini, noto alla polizia e alla magistratura, viene interrogato dalla Procura della Repubblica di Ginevra. Lo stesso giorno non viene rilasciato ma posto in custodia cautelare in carcere a causa del rischio comprovato di recidiva. Già condannato più volte - alcuni fatti risalgono al 2020 - il trentenne non ha infatti mai cessato la sua attività illecita, nonostante un primo arresto.
Il modus operandi - La sua mania era quella di chiamare telefonicamente sconosciuti per chiedere loro come sono i piedi dei loro figli: «Hanno un buon odore? Quanto sono grandi? Voglio leccarli». L'uomo si è rivolto anche a diverse scuole e asili nido per soddisfare le sue perversioni. E questo vale per tutta la Svizzera romanda. Di recente ha ampliato la sua "riserva di caccia" oltre i confini, arrivando fino a un asilo nido a Chamonix (F). Atto che, secondo le nostre informazioni, gli è costato poi la custodia della polizia.
«Ho delle registrazioni in cui si masturba» - Per Nina e la sua famiglia, tutto è iniziato il 28 dicembre 2024. Il 30-enne ginevrino ha chiamato il telefono fisso dei nonni, dove i più piccoli dormivano regolarmente. Dopo aver parlato con la bambina al telefono, sviluppa una vera e propria ossessione per lei. «È successo che ha chiamato più di 20 volte in pochi minuti. Quando siamo andati a prenderla dai nonni, tutto quello che ci raccontava della telefonata è stato ripetere: "Dov'è la bambina?" Voglio il piccolo"». Ma non è tutto, continua la madre, «ho delle registrazioni in cui lo sentiamo mentre si masturba e viene».
Oltre un mese di calvario - Il calvario ha una fine solo quando l'imputato viene fermato a febbraio. «Abbiamo vissuto l’inferno per un mese e mezzo. I miei figli erano terrorizzati. Sobbalzavano al minimo rumore. Anche a casa non si sentivano più al sicuro».
Nell'ambito della procedura, la donna di Avenches (VD) è stata messa a confronto con l'imputato. «Ha ammesso tutto - spiega Nina -. Era freddo e impassibile, parlava solo dei suoi sentimenti, spiegava che era in crisi e che mia figlia lo stava eccitando. È un sollievo sapere che è in prigione. Ma per quanto tempo?».
In effetti, nonostante la mamma vodese abbia rapidamente sporto denuncia (insieme ai nonni dei piccoli), le contestazioni riconducibili all'uomo si limitano all'uso abusivo di un apparecchio di telecomunicazione e ai disagi causati dall'essere stati posti di fronte a un atto sessuale. La seconda contestazione è punibile solo con una multa. La prima può portare a un anno di carcere.
Il caso della figlia di Nina è unico ma nei casi precedenti il trentenne non era riuscito a parlare con i bambini dall'altra parte del telefono e aveva cambiato bersaglio dopo poche chiamate, evitando così l'etichetta di molestatore. Inoltre, questi reati non vengono perseguiti d'ufficio e le vittime devono quindi intraprendere un'azione legale entro tre mesi dai fatti.
Perizia psicologica - Secondo quanto si apprende da fonti informate sui fatti, il feticista dei piedi rimarrà dietro le sbarre almeno fino all'inizio di maggio. A questo riguardo sono in corso ulteriori approfondimenti psichiatrici. Dopodiché la giustizia dovrà presto pronunciarsi: una semplice multa, una pena detentiva o l'obbligo di seguire una cura.
*nome noto alla redazione
Cosa fare quando si è vittima di molestie? Vincent Vibert, psichiatra presso l'Unità di Medicina Sessuale e Sessuologia degli Ospedali Universitari di Ginevra, raccomanda di non entrare in rapporto e nello scambio con il molestatore, di non insultare, di non chiedere di smettere. Altrimenti «in questo modo creiamo una connessione e la persona manterrà la speranza che la sua richiesta avrà prima o poi successo, cosa che potrebbe incoraggiarla a insistere o a richiamare». E ancora, «se le chiamate aumentano, la cosa migliore da fare è smettere di rispondere e bloccare il numero». Lo specialista ricorda che anche sporgere denuncia è una possibile soluzione.