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LUGANOLa vera storia di Rosa Vercesi al Foce

20.11.03 - 07:30
Foto Ti Press
La vera storia di Rosa Vercesi al Foce

LUGANO - Nel torrido agosto del 1930, la città di Torino è risvegliata da un atroce delitto. La giovane modista Vittoria Nicolotti è stata uccisa. Accusata dell’omicidio è l’amica della vittima, Rosa Vercesi. La notizia fece molto scalpore. Perchè Rosa uccise l'amica Vittoria? Forse a causa della passione che univa le due donne? Condannata all’ergastolo, la presunta assassina confessò solo parecchi anni dopo, forse trattenuta dalla vera natura, all’epoca ripudiata dal perbenismo borghese, della propria relazione con la vittima.

Quella vicenda si appresta ad essere rappresentata al Teatro Foce di Lugano sabato sera alle 20.45 con uno spettacolo scritto e diretto da Guido Ceronetti, che dirige Paola Roman, Simonetta Benozzo e Luca Mauceri.

 Nonostante la pièce sia basata sul racconto dello stesso Ceronetti, pubblicato, dopo sei anni di ricerche, nel 2000, il testo è un dramma teatrale autonomo e il regista invita a «dimenticare di aver letto il libro e di buttarsi avanti, nel vortice della novità teatrale».
Lo spettacolo cerca di ricostruire la storia delle due donne e l’ambiente in cui si svolse il fatto, inseguendo Rosa Vercesi attraverso tutte le tracce possibili, dagli atti processuali alla cronaca dell’epoca, per ridare vita e verità a una vicenda enigmatica. Rievocando i luoghi e l’atmosfera di una Torino d’altri tempi, che non esiste più nemmeno nei nomi delle vie.


Guido Ceronetti: "La storia di Rosa Vercesi fu raccontata da mia madre. Lei aveva una vera passione per le cronache giudiziarie - ricorda Guido Ceronetti. Le leggeva tutte, le collezionava. Quella della Vercesi, con il delitto efferato, il furto, la truffa, aveva fatto scalpore nella Torino fascista e ‘perbene’ degli anni Trenta. Tanto da indurre la censura a far sparire dai giornali i resoconti della ‘nera’. Un ordine arrivato da Roma, forse dallo stesso Duce».

Ma cosa aveva di così scandaloso il «caso» Vercesi? «Non era un delitto come gli altri. Intorno vi aleggiava qualcosa di misterioso, inaccettabile per la morale perbenista del tempo: una passione proibita di una donna per un’altra». Un risvolto passionale, un segreto irriferibile, che Ceronetti, appassionato di criminologia, scopre molti anni dopo, durante una sua indagine privata su quei fantasmi lontani.

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