L’evento nazionale avrà luogo a Sud delle Alpi. Gli organizzatori si dicono «positivi e ottimisti». Eventuali polemiche? «Sono normali. Passeranno»
LUGANO - Dopo aver attentamente discusso il progetto al loro interno, le associazioni coinvolte sono pronte a rompere gli indugi: la Svizzera italiana ospiterà il gay pride nazionale del 2018, può rivelare Tio/20 minuti. A unire le forze per questo evento, a più riprese auspicato anche da oltre Gottardo, sono l’associazione Lgbt “Imbarco Immediato”, il sodalizio dei dirigenti gay “Network” e “Zonaprotetta”, che si occupa di salute di gay e lesbiche. «Era venuto il momento», ci spiegano gli organizzatori.
Dove si terrà? - A 23 mesi dalla manifestazione (che avrà luogo in giugno-luglio), la ─ o meglio ─ le location sono ancora da stabilire. «Per il momento non escludiamo nessuno, molto dipenderà dall’appoggio dei municipi e dei consigli comunali, dalla disponibilità di infrastrutture e dal sostegno per ordine e sicurezza», chiariscono Francesco Muzzicato (Network), Mattia Modini (Imbarco Immediato) e Marco Coppola (Zonaprotetta). Del resto, al di là della città che ospiterà gli eventi principali (che, per ragioni di dimensioni, sarà in Ticino), alla neonata associazione “Lgbt Pride Svizzera Italiana 2018” piacerebbe un programma “diffuso”: «Nelle settimane e nei giorni che precedono il corteo ci saranno eventi culturali e artistici, incontri e conferenze, ci piacerebbe che fossero in luoghi diversi della Svizzera italiana per coinvolgere tutto il territorio», affermano. «Dipenderà dall’interesse dei singoli comuni», aggiungono.
Quante persone ci saranno? - Al momento è difficile stimare quante persone arriveranno nella Svizzera Italiana per l’evento («È il primo pride in assoluto qui ed è nazionale, è tutto da capire»). Gli organizzatori si aspettano tuttavia partecipanti da tutta la Svizzera e dalla vicina Italia. A termine di paragone, i pride nazionali di Delémont (2012) e Friborgo (2016) ─ in due cantoni simili al Ticino per popolazione o posizione periferica ─ hanno accolto 3mila persone ciascuno. Nel 2015, Sion ne ha ospitate 8mila. Il pride di Varese di quest’anno infine ─ non nazionale italiano, ma una prima esperienza in una realtà vicina ─ ha attirato 3mila partecipanti.
Che cosa dovrà aspettarsi la città ospitante? - Un discreto numero di persone insomma. Che cosa devono attendersi i residenti? In termini di sicurezza e ordine pubblico, i pride citati non hanno evidenziato particolari criticità. Per il resto, «i residenti dovranno aspettarsi di incontrare delle persone, di scoprirne il lato umano»: «Si tratta di individui che, al di là del loro orientamento sessuale, vogliono dimostrare di essere parte della società, vogliono rendersi visibili e far capire che non sono diversi dagli altri», rispondono gli organizzatori. La popolazione, del resto, è la benvenuta a tutti gli eventi, sottolineano.
«Susciterà anche qualche polemica, è normale» - «È il primo gay pride e come tutte le cose nuove, insieme alla curiosità, genererà anche qualche polemica, è normale», valutano gli organizzatori. «Siamo però molto positivi rispetto alla risposta della popolazione e delle istituzioni: si sono già dimostrate accoglienti e rispettose in passato», aggiungono. Anche in una realtà come Varese del resto, dove il Comune non ha propriamente sostenuto il pride, civiltà e rispetto hanno prevalso al momento di sfilare: «Le polemiche che l’hanno preceduto si sono spente il giorno del corteo: è stata una bella esperienza e tanta gente è scesa in strada anche solo per guardare, è stata una scommessa vinta», spiega Mattia Modini di Imbarco Immediato, associazione che ha partecipato alla recente manifestazione nella vicina città insubrica.
Perché c’è bisogno di un gay pride nella Svizzera italiana? - Come accennato, era da tempo che le altre associazioni Lgbt nazionali chiedevano a quelle della Svizzera italiana di organizzare un pride a Sud delle Alpi. L’evento ha, tuttavia, delle motivazioni molto più profonde: «Da un lato c’è bisogno di visibilità e trasparenza e, dall’altro, ad oggi non siamo ancora tutti uguali davanti alla legge», affermano gli organizzatori. La visibilità, spiegano, serve a tutte quelle persone Lgbt nella Svizzera italiana che, temendo il giudizio degli altri, faticano a essere sé stesse a scuola, al lavoro o in famiglia. Una manifestazione che evidenzi il rispetto e l’accoglienza della popolazione dimostrerebbe loro che possono essere «orgogliose di quello che sono». Sul fronte dei diritti, poi, c’è ancora del lavoro da fare: «Le famiglie Lgbt non hanno ancora gli stessi diritti di tutte le altre: il matrimonio e l’adozione, fra le altre cose, gli sono ancora preclusi», sottolineano le associazioni coinvolte.
Quanto costa? - Consuntivi dei pride romandi alla mano, “Lgbt Pride Svizzera Italiana 2018” preventiva una spesa di circa 120mila franchi per la promozione e l’organizzazione dell’evento. Una cifra che arriverà dalle associazioni (solo in piccola parte, lavorando le stesse con budget molto più modesti), dalle istituzioni e, soprattutto, dagli sponsor. «Ci proporremo a loro quando avremo in mano un progetto più dettagliato: è una prima e devono capire di cosa si tratti», affermano gli organizzatori. Come per tutte le altre esperienze simili nel resto della Svizzera, i costi per la sicurezza e la pulizia sarebbero a carico della città ospitante e del Cantone.