Coronavirus, l'Associazione ticinese dei giornalisti (Atg) lancia un grido d'allarme
LUGANO - Il coronavirus colpisce anche il giornalismo. E i sindacati sono sul chi vive. Mentre Syindicom - notizia di ieri - punta il dito contro la ristrutturazione decisa dal gruppo TX (ex Tamedia), oggi tocca all'Associazione ticinese dei giornalisti (Atg) suonare il campanello d'allarme.
«Per molti professionisti del settore è scattato da diversi giorni il regime del lavoro ridotto, segno che la situazione per i media nel nostro Paese si fa sempre più critica» si legge in un comunicato odierno. Le testate giornalistiche, va detto, rientrano fra le aziende non soggette a restrizioni, in Ticino come oltre Gottardo.
Questo in ragione del servizio pubblico che offrono. Il problema è: con quali mezzi? Secondo "Stampa Svizzera" - l'associazione di categoria del settore privato - l'impatto della pandemia di Covid-19 sulle entrante pubblicitarie è allarmante. Le perdite, si stima, potrebbero raggiungere i 400 milioni di franchi nel 2020, pari al 50 per cento del mercato pubblicitario svizzero.
«Un crollo netto dalla portata epocale» scrive l'Atg, che sottolinea come le testate giornalistiche «soffrivano anche prima della crisi generata dal coronavirus». Per questo motivo l'associazione «invita le autorità politiche a non dimenticare o trascurare il settore dei media». In particolare in Ticino, dove già a febbraio una mozione interpartitica presentata da Lorenzo Jelmini (PPD) chiedeva una serie di strumenti economici a sostegno della stampa (scritta, radiotelevisiva e online).
«Un “passare all’azione” che ora si fa più urgente che mai - scrive l'Atg - se non vogliamo assistere ad un crollo del settore e confrontare la nostra regione con ulteriori chiusure di testate giornalistiche».