Potrebbe avere risvolti penali il gesto del 37enne iracheno che questo pomeriggio ha bruciato il Corano davanti a una Moschea di Stoccolma.
STOCCOLMA - A pochi giorni dal vertice di Vilnius dell'11 e 12 luglio, dove la Svezia auspica progressi per il suo ingresso nella Nato, malgrado l'opposizione turca e durante la celebrazione dell'Eid al-Adha, la festa celebrata dai musulmani di tutto il mondo in memoria del sacrificio di Abramo, un nuovo rogo del Corano si è svolto oggi a Stoccolma, destando l'ira di Ankara che ha parlato di un «atto spregevole», e facendo montare la rabbia del mondo islamico.
La (contestata) autorizzazione - Dopo aver ricevuto l'autorizzazione da parte delle forze dell'ordine, a seguito della sentenza della Corte d'Appello secondo cui era sbagliato che la polizia rifiutasse le manifestazioni a causa del rischio di un attentato, un centinaio di persone si sono radunate verso l'ora di pranzo di fronte alla moschea di Medborgarplatsen, nel quartiere centrale di Södermalm, per assistere al provocatorio gesto di un cittadino iracheno di 37 anni, Salwan Momika.
Denunciato - L'uomo - che ha dato fuoco al libro sacro dei musulmani, dopo averlo calpestato, averci messo dentro delle fette di bacon (cibo bandito dai musulmani), proferito parole offensive nei confronti dell'Islam e avere sventolato una bandiera svedese - in serata, è stato denunciato per incitamento all'odio razziale e per aver violato il divieto temporaneo di bruciare oggetti, in vigore in alcune parti della Svezia a causa della siccità.
Tensione a Stoccolma - Le sue gesta, infatti, non sono piaciute a molti dei presenti alla manifestazione che hanno protestato, creando momenti di tensione. Una di loro - riferisce il quotidiano svedese "Aftonbladet" - ha gridato: «Il Corano non è nelle vostre mani, è nei nostri cuori, lo sappiamo a memoria». La polizia svedese ha arrestato un uomo che stava per lanciare delle pietre e ha aperto un'inchiesta.
Rabbia turca - «Coloro che cercano di diventare nostri alleati nella Nato non possono tollerare o permettere comportamenti distruttivi da parte di terroristi islamofobi e xenofobi», ha tuonato Fahrettin Altun, il responsabile della comunicazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, precisando che «chiunque permetta questo atto criminale ne è anche complice».
Entrata nell'Onu in salita - Si fa dunque sempre più irto e pieno di ostacoli il cammino di Stoccolma verso l'Alleanza Atlantica, malgrado il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg abbia affermato che sia «arrivato il momento di far entrare la Svezia nella Nato come membro a tutti gli effetti». Il politico norvegese ha poi annunciato che in previsione del vertice di Vilnius è stato convocato a Bruxelles «un altro incontro con alti funzionare turchi svedesi e finlandesi giovedì prossimo», 6 luglio.
«In Russia è un crimine» - Ankara ha posto un veto alla richiesta della Svezia - che richiede il via libera unanime dei membri dell'Alleanza - rimproverandole una certa clemenza nei confronti dei militanti curdi che ospita sul suo territorio e che Ankara considera «terroristi». Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente russo Vladimir Putin, precisando che nel suo paese il rogo del Corano è punito come un crimine.
Caso non isolato - Non è la prima volta che la Svezia si confronta con i roghi del Corano. Ad aprile dello scorso anno, si erano registrati tre notti di scontri in tutto il paese durante una serie di manifestazioni e contro-cortei seguiti alle azioni anti-Islam promosse da un gruppo di estrema destra, che aveva bruciato una copia del testo sacro dell'Islam. A riaccendere la miccia a gennaio era stato un esponente politico della destra svedese, tale Rasmus Paludan, che aveva bruciato il libro. A emularlo anche il politico di destra olandese Edwin Wagensveld, con un rogo all'Aia. Nei mesi scorsi la polizia svedese aveva negato richieste simili, motivando il timore di un attacco terroristico. Ma una di queste era stata impugnata davanti al tribunale amministrativo di Stoccolma, fino ad arrivare alla Corte d'appello che aveva riconosciuto l'ammissibilità di questo tipo di manifestazioni, fino all'odierno rogo davanti alla moschea.