Operazione antidroga condotta dalla Polizia di Stato di Sondrio in una delle località del turismo invernale più popolari in Europa.
SONDRIO - Turismo in montagna e cocaina, un abbinamento che forse non sorprende ma che non può che lasciare sgomenti, specialmente per il coinvolgimento mafioso, letteralmente "ad alta quota". Si tratta della vasta operazione antidroga - non a caso denominata "Après-Ski" - condotta dalle prime ore dell'alba di oggi (giovedì) dagli uomini della Polizia di Stato di Sondrio.
Cocaina che - secondo quanto comunica la Polizia - «inondava l’area di Livigno, persino sulle piste da sci». Con un risvolto assai inquietante: ossia il collegamento - tramite un latitante per omicidio - tra i responsabili dello spaccio e «la potente mafia di Scutari (Albania), attratta dalle prospettive economiche offerte da Livigno».
Ecco che al fine di fermare il «gruppo criminale operante nel traffico di cocaina in Valtellina», gli agenti hanno eseguito dodici misure cautelari a Livigno, Torino e a Rimini: «6 in carcere, 5 ai domiciliari e un obbligo di dimora», persone di nazionalità albanese, italiana e dominicana.
Coca chiamata «bresaola» - Emerge anche che i responsabili operavano avvalendosi di complici donne, che spacciavano la droga «in presenza dei loro figli neonati». La droga, al telefono veniva chiamata dagli indagati «bresaola».
E come se non bastasse i «vertici di questo gruppo criminale» - definito «audace» per il modus operandi - ostentavano sui social media il loro status, pubblicando «immagini che mostravano armi d'assalto e denaro proveniente dalle attività illecite di spaccio».
Sempre oggi, in Questura a Sondrio, il dirigente della Squadra Mobile terrà una conferenza stampa per diffondere i dettagli di questa scottante operazione, che apre uno squarcio inquietante in uno dei luoghi del turismo invernale alpino più noti e alla moda, a livello europeo.
Proprio nel corso della mattinata si apprendono nuovi elementi sull'inchiesta, iniziata ad aprile 2023. Il primo: a Livigno «famiglie albanesi, insospettabili» hanno posto in essere il fiorente commercio di polvere bianca, «servendosi di spacciatori locali e stranieri».
Il secondo: «I membri delle famiglie albanesi di Livigno, così come gli spacciatori locali e stranieri a loro asserviti», risultano essere «bene inseriti» anche perché «svolgono professioni ben retribuite, sia a Livigno che in Svizzera».