Siria Parzani, militante della Gioventù Comunista
È il giugno del 2019 quando, durante un’Assemblea Generale, la Gioventù Comunista (GC), approva all’unanimità una risoluzione del coordinatore Luca Frei, che verte sulla creazione di un gruppo di lavoro atto ad analizzare la situazione del precariato giovanile. La proposta spinge inoltre a riflettere sui possibili modi di passare ai fatti, all’azione concreta, in particolar modo in opposizione alle agenzie interinali di lavoro considerate, allora come ora, una “forma di schiavitù moderna”.
I successivi mesi caratterizzati dalla pandemia e da tutto ciò che questa comporta, non agevolano sicuramente lo sviluppo di un qualsiasi tipo di progetto, specie se in comune; nonostante questo il gruppo di lavoro analizza e riflette approfonditamente arrivando, in seguito a diversi incontri con i rappresentanti sindacali ticinesi, ad elaborare una petizione dal titolo “Stop al precariato giovanile” ed indirizzata al Gran Consiglio ticinese.
L’istanza si pone come scopo la protezione dei giovani lavoratori, braccati in modo crescente, e sempre più preoccupante, dalla piaga sociale che è il precariato. Diritti e conquiste ottenuti con fatica dopo anni di lotte sindacali che spariscono sotto i piedi come tappeti volanti, quando invece dovrebbero costituire un solido terreno su cui camminare, su cui lavorare. Per la fascia giovanile ciò si traduce concretamente in sfruttamento e trascuratezza di apprendisti, spesso lasciati a loro stessi e costretti a riporre nel cassetto le nozioni imparate nelle scuole professionali, relegati alla famosa “gavetta” che di formativo ha ben poco. Ma significa anche stagisti e studenti con lavori extra scolastici spesso non pagati, se non con qualche riga d’inchiostro scritta sul curriculum. Un fenomeno insomma fin troppo presente sul territorio ticinese, che causa ansia, frustrazione, stress e situazioni di disagio, e si trova tra le principali cause della tanto temuta “fuga di cervelli”.
È quindi con fierezza che il primo maggio 2021 la GC scende in piazza a Bellinzona, le copie della petizione fresche di stampa strette fra le mani, che in tre punti propongono una maggiore tutela dei giovani lavoratori in corso di formazione, la fine dello sfruttamento degli stagisti e un maggior sostegno dell’inserimento professionale dei giovani. Parliamo quindi di più sorveglianza, ovvero un maggior numero di ispettori di tirocinio e un’intensificazione delle visite di controllo nelle aziende formatrici, dell’istituzione di momenti di informazione sindacale nelle scuole professionali (con lo scopo di sviluppare, presso gli apprendisti, la consapevolezza dei propri diritti), e del divieto di stages non retribuiti.
Nel corso dei mesi la GC si attiva nelle città ticinesi: settimana dopo settimana avvicina sempre più firmatari che desiderano delle condizioni di lavoro dignitose e protettive per la fascia giovanile della classe lavoratrice, ormai vergognosamente scoperta.
La GC approfitta nuovamente della festa del Primo Maggio 2022 per lanciare un ultimo appello, e c’è chi ancora risponde “presente”, volenteroso di donare un appoggio per chi fa i primi passi nel mondo del lavoro e si ritrova disorientato e spesso in situazioni, come detto, incerte e precarie.
Ed ecco che finalmente giovedì 28 luglio 2022 la GC consegna a Bellinzona le più di 1000 firme raccolte. Ora la palla è dunque nelle mani del Gran Consiglio ticinese, che speriamo attivarsi in una direzione di protezione dei giovani lavoratori sul proprio territorio… fintanto che vi restano.