di Michele Roncoroni, Segretario internazionale Comitato svizzero Giovani del Centro
Lugano si è nuovamente svegliata sotto una coltre di internazionalità. La stessa notizia non fa quasi più scalpore. Le infrastrutture, ma soprattutto l'impegno politico e logistico dei promotori di eventi, hanno fatto della città un ambiente ideale per la promozione di scambi e di dialogo.
L'archetipo del dialogo è storicamente la piazza. Senza dover scomodare le agorà greche, quest'ultima rappresenta da sempre il simbolo per eccellenza della discussione. Mi entusiasma potermi riallacciare a una delle frasi più rappresentative di Italo Calvino in tal senso, riferendosi all'irrompere in piazza a Melania (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972): “Ogni volta che si entra nella piazza, ci si trova in mezzo a un dialogo”.
L'intero Congresso degli Svizzeri all'estero a Lugano è risultato una fedelissima applicazione di questo stesso concetto di piazza. Persone con ruoli e soprattutto con bagagli culturali differenti si sono ritrovate a discutere e a confrontarsi in un clima molto disteso. Ciò ha in sostanza funto da catalizzatore per le discussioni. Le tavole rotonde hanno toccato aspetti di estrema attualità, come la digitalizzazione in relazione al sistema di voto elettronico e all'identificazione elettronica. Attualmente la legge digitale tiene banco a Palazzo federale, mentre molte forze politiche chiedono più coraggio nel prendere decisioni in merito.
Oltre alla digitalizzazione non sono mancate altre discussioni e approfondimenti di temi che toccano in primo luogo le nuove generazioni, come ad esempio il diritto di voto ai sedicenni o la protezione dalle fake news. Il federalismo ci impone di discutere questi temi a livello cantonale e allora mi associo all'appello emerso durante il Congresso e rilancio, chiedendo ancora più incisività nel trattare questi argomenti e nel prendere decisioni in merito.
Dobbiamo andare fieri della promozione del dialogo che avviene sul nostro territorio. Oltre ai grandi eventi che si stanno susseguendo, mi permetto di fare riferimento anche al seminario internazionale MEM (Middle East Mediterranean) organizzato annualmente dall'USI in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri. L'evento riunisce più di 40 giovani provenienti da 20 paesi e affronta tematiche care alle regioni del Medio Oriente e del Mediterraneo. Il seminario offre inoltre una straordinaria piattaforma di scambio di
esperienze e di collaborazione per giovani impegnati nella vita politica e sociale del proprio paese.
La cultura del dialogo è qualcosa di estremamente radicato nella tradizione e nella vita politica del nostro paese, ma non per questo bisogna dimenticarsi come in realtà debba continuamente essere coltivata a partire dalle nuove generazioni. Il Comitato Nazionale dei Giovani del Centro si sta impegnando a fondo e ha recentemente promosso interessanti progetti in tal senso. Le iscrizioni per la nuova Commissione internazionale sono appena state chiuse e registrano una buona partecipazione, che certifica l'interesse della
base. L'aggiornamento degli statuti con ogni probabilità porterà inoltre in grembo la novità della sezione giovanile internazionale, che potrebbe addirittura vantare una lista alle prossime elezioni federali.
In qualità di Segretario internazionale del Comitato svizzero dei Giovani del Centro ho particolarmente apprezzato l'occasione datami dalla cornice creata dal Congresso degli Svizzeri all'estero per operare “scouting” alla ricerca di interessati per la sezione internazionale. In queste situazioni valorizzo moltissimo l'approccio a questioni nazionali, come pure internazionali, sostenuto dai nostri compatrioti residenti all'estero. Le pressioni mediatiche alle quali sono sottoposti differiscono spesso dalle nostre e in quest'ottica ci possono fornire un'ottima cartina di tornasole sulla visione della Svizzera all'estero. In definitiva ciò riassume alla perfezione il successo del Congresso: la riproposizione in chiave contemporanea del concetto di piazza a livello internazionale.
Un vicolo è un'opinione. Ogni vicolo porta in piazza. Ogni piazza è dialogo.