Per il Consiglio federale è fondamentale «mantenere viva la memoria» su questo periodo nerissimo della storia.
Centinaia di cittadini rossocrociati persero la vita sotto il giogo nazionalsocialista.
BERNA - Anche la Svizzera potrebbe avere il proprio memoriale per le vittime del nazionalsocialismo al fine di aumentare la consapevolezza dell'importanza della democrazia e dello Stato di diritto, soprattutto tra i giovani.
Un progetto in tal senso verrà elaborato assieme ai Cantoni, ha spiegato oggi il Consiglio federale che raccomanda al parlamento di adottare due mozioni identiche sul tema inoltrate da Alfred Heer (UDC/ZH) e Daniel Jositsch (PS/ZH).
Anche il governo, si legge nella risposta pubblicata oggi alle mozioni dei sue parlamentari, è consapevole dell'importanza di sensibilizzare la popolazione alle drammatiche conseguenze del nazionalsocialismo, in particolare dell'Olocausto e del tragico destino di tutte le sue vittime, di cui intende mantenere viva la memoria. Ciò vale in particolare per le giovani generazioni.
Pertanto è favorevole alla creazione di «un memoriale svizzero». Il Dipartimento federale degli affari esteri, in collaborazione con gli altri dipartimenti interessati - in particolare quello dell'economia, della formazione e della ricerca e dell'interno - e con la partecipazione dei Cantoni coinvolti presenterà al Consiglio federale alcune opzioni per la realizzazione di un simile memoriale in Svizzera, proponendo anche forme di comunicazione adeguate.
Il 25 maggio scorso, in una petizione indirizzata al Consiglio federale, circa 150 personalità, tra cui l'ex consigliera federale socialista Ruth Dreifuss - prima persona di religione ebraica eletta in governo - e circa 30 organizzazioni, avevano chiesto l'erezione di un memoriale per le vittime, tra cui centinaia di svizzeri, del nazionalsocialismo.
La creazione artistica, sostenuta dall'Amitié judéo-chrétienne en Suisse, dall'Organizzazione degli Svizzeri all'estero, dalla Federazione svizzera delle comunità israelite, dal Centro per gli studi ebraici dell'Università di Basilea e dall'Archivio per la storia contemporanea del Politecnico federale di Zurigo, vuole onorare le vittime del nazismo, ma anche coloro che si adoperarono per aiutare i perseguitati e che per questo ebbero problemi con la giustizia.
Tra le vittime del nazismo perite nei campi di concentramento si contano anche numerose persone, specie donne, che per matrimonio persero la nazionalità svizzera. Di recente, la casa editrice NZZ Libro ha dato alle stampe il volume, dal titolo emblematico, "Die Schweizer KZ-Häftlinge. Vergessene Opfer des Dritten Reichs", in cui si fa stato di centinaia di persone - donne, uomini, bambini, ebrei, socialisti, omosessuali, testimoni di Geova, membri della resistenza o esponenti delle minoranze etniche romanì come i Sinti e i Roma - rinchiuse nei campi di concentramento. Il sostegno da parte delle autorità elvetiche dell'epoca fu sovente timido, se non assente.