Lanciata oggi la campagna in vista del referendum del 15 maggio
BERNA - La realtà al di là delle frontiere esterne dell'Europa è fatta di violenza, miseria e morte e le persone in fuga dalla guerra e dai regimi repressivi si vedono negare i loro diritti, vengono picchiate e respinte. Il regolamento europeo Frontex - cui la Confederazione è associata - ha la sua parte di responsabilità e non va quindi sostenuto. Lo ha sostenuto oggi in una conferenza stampa il comitato No Frontex, lanciando la campagna contro l'adozione da parte della Svizzera delle nuove disposizioni Ue in materia adottate nell'ambito del trattato Schengen.
Contro tale adozione l'associazione Migrant Solidarity Network ha lanciato con successo un referendum su cui si voterà il prossimo 15 maggio, ritenendo che Frontex non faccia che complicare l'ingresso in Europa dei migranti, anche di coloro che necessitano di protezione. Il comitato No Frontex chiede maggiore libertà di movimento per i migranti, non più protezione alle frontiere esterne europee.
"La solidarietà e la protezione dei diritti fondamentali sono valori europei centrali e il diritto di chiedere asilo è uno di questi. Questo diritto è attualmente violato da Frontex. Votando no, la Svizzera rafforza quelle forze all'interno dell'UE e del Parlamento europeo che chiedono a Frontex di rispettare i diritti fondamentali", ha affermato il presidente dei Verdi Balthasar Glättli.
Il Parlamento elvetico ha approvato il progetto: i contributi finanziari della Svizzera a Frontex aumenteranno di conseguenza, passando dai 24 milioni di franchi del 2021 a 61 milioni nel 2027.
Stando al progetto europeo, adottato definitivamente dal Consiglio nazionale lo scorso settembre, per garantire il personale necessario, tra il 2021 e il 2027 Frontex dovrebbe costituire un corpo permanente comprendente fino a 10 mila membri al massimo. La Svizzera partecipava già in precedenza agli interventi di Frontex con i propri esperti. Entro il 2027 dovrà presumibilmente svolgere al massimo 16 interventi della durata di due anni e fino a 59 di quattro mesi ciascuno. Pertanto, Berna dovrebbe mettere a disposizione al massimo 39 esperti all'anno.