Cerca e trova immobili

CANTONE/SVIZZERA«Sono vittime di sfruttamento, ma noi le perseguiamo»

30.07.24 - 06:30
Tratta di esseri umani, quasi 200 i nuovi casi identificati nel 2023. Le organizzazioni specializzate chiedono maggiori tutele e fondi
deposit
Fonte Red
«Sono vittime di sfruttamento, ma noi le perseguiamo»
Tratta di esseri umani, quasi 200 i nuovi casi identificati nel 2023. Le organizzazioni specializzate chiedono maggiori tutele e fondi

BERNA - Il problema della tratta di esseri umani sembra essere un male incurabile. Solo nel 2023, sono state 197 le nuove vittime, un numero più elevato rispetto all’anno precedente, come rivelano le quattro organizzazioni specializzate appartenenti alla Plateforme Traite (Fiz, Astrée, Csp Genève e MayDay).

Si rileva inoltre un aumento del numero di vittime dello sfruttamento della forza lavoro. «Nonostante le autorità si siano concentrate sempre di più su settori lavorativi diversi dal lavoro sessuale, queste vittime non vengono spesso identificate come tali e non possono godere dei propri diritti», viene sottolineato da una nota diffusa dalle quattro organizzazioni.

11% di casi in più - Sebbene la grande maggioranza delle persone individuate siano donne (75,5%), si conferma la tendenza emersa negli ultimi anni: le vittime di sesso maschile non sono un fenomeno marginale e rappresentano il 23% del totale. Ciò dipende soprattutto dal fatto che «la sensibilizzazione al problema della tratta di esseri umani e i relativi controlli si sono sempre più focalizzati su settori di attività prevalentemente maschili».

Le nuove vittime identificate lo scorso anno provenivano da 55 Paesi diversi. I Paesi di origine più frequenti erano l’Ungheria, la Repubblica Democratica del Congo, il Camerun e la Somalia. Si rileva una percentuale nettamente più elevata di vittime di origine africana, pari al 56%. Tra le vittime di altri Paesi, il 17% proveniva dall’Europa, il 14% dall’America Latina e il 12% dall’Asia.

La tipologia di vittime recensita – sia per quanto riguarda origine, genere o sfera di attività – dipende fortemente dai settori in cui vengono condotti i controlli, dal grado di sensibilizzazione dei servizi che stabiliscono il primo contatto con le vittime e dalla presenza sul territorio di servizi con competenze specialistiche in materia di identificazione e di accompagnamento. Pertanto, queste cifre illustrano solo una parte della realtà del fenomeno che, per definizione, si svolge nell’ombra.

Proteggere invece di perseguire - Le organizzazioni specializzate rilevano con sempre maggior frequenza queste vittime nell'ambito dello sfruttamento del lavoro: sono state il 33% nel 2021, il 44% nel 2022 e il 47% nel 2023. In queste cifre sono comprese anche le persone costrette a commettere reati come furto o traffico di stupefacenti.

In tal senso Nina Lanzi di Fiz lancia un atto d’accusa: «Queste vittime dello sfruttamento della forza lavoro non sono spesso riconosciute come tali e non ricevono la protezione a cui hanno diritto». Sono l’assenza di servizi specializzati, la carenza di risorse e la mancata sensibilizzazione delle istituzioni a far sì che non possano ottenere né il permesso di soggiorno, né le forme di tutela alle quali hanno diritto in virtù della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (Cteu).

«Per quanto riguarda lo sfruttamento della forza lavoro, in mancanza di prove sufficienti, chi commette questo reato è raramente perseguito in giudizio», sottolinea Leila Boussemacer di Cso Genève. Il reato stesso di tratta di esseri umani è raramente condannato dalla giustizia penale. Spesso le vittime sono addirittura perseguite ed espulse dal Paese con l’accusa di soggiornarvi illegalmente e di non essere in possesso di un permesso di lavoro.

Nelle sue raccomandazioni alla Svizzera, il Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta di esseri umani del Consiglio d’Europa (Greta) auspica che le vittime dello sfruttamento del lavoro vengano riconosciute come vittime della tratta di esseri umani e che sia applicato in modo uniforme il principio di non sanzionabilità per i reati commessi in un contesto di sfruttamento.

Più risorse per la protezione delle vittime - Il piano d’azione nazionale contro la tratta di esseri umani prevede diverse misure che i Cantoni devono attuare per garantire una protezione adeguata. Monica Marcionetti avanza una richiesta: «Per tutelare efficacemente le vittime della tratta di esseri umani è necessario trovare le risorse per la messa in atto di strumenti adeguati». Perciò, il Greta ha raccomandato quest’estate alla Svizzera di istituire un budget per raggiungere questo obiettivo.

Angela Oriti di Astrée sottolinea: «Dato che il numero delle vittime che si rivolgono alle organizzazioni specializzate è in costante aumento, occorrono misure di tutela coordinate a livello cantonale e federale e adeguatamente finanziate». Ciò è indispensabile per garantire alle vittime protezione e rispetto dei propri diritti su tutto il territorio della Svizzera.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE