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BERNAReati sessuali e imposizione delle grandi imprese in discussione a Berna

05.12.22 - 07:25
È tempo anche di discutere del preventivo della Confederazione per l'anno prossimo
Reuters
Fonte Ats
Reati sessuali e imposizione delle grandi imprese in discussione a Berna
È tempo anche di discutere del preventivo della Confederazione per l'anno prossimo

BERNA - Riprendono oggi pomeriggio i lavori alle Camere federali. Al Consiglio nazionale (14.30 - 21.45), dopo l'Ora delle domande, i deputati affronteranno diversi oggetti di competenza dei dipartimenti dell'Interno e degli Affari esteri.

La camera discuterà, a livello di divergenze, della proroga di diverse disposizioni contenute nella Legge Covid-19. I due rami del Parlamento sono in disaccordo su chi dovrà pagare i test di depistaggio a partire dall'anno prossimo.

Il Nazionale affronterà poi la revisione del diritto penale in materia sessuale. Al contrario del Consiglio degli Stati, la Commissione degli affari giuridici della Camera del popolo è favorevole all'inserimento nel Codice penale del principio "soltanto sì significa sì". In giugno i "senatori" avevano optato per la soluzione "No significa no".

Il disegno amplia inoltre la definizione di violenza carnale introducendo il principio più generico di "penetrazione corporale". Attualmente solo la penetrazione vaginale è considerata "violenza carnale" (stupro). Il sesso anale e orale imposto è considerato ai sensi del Codice penale "coazione sessuale", un reato che prevede pene inferiori.

I consiglieri nazionali si occuperanno infine di una mozione della sua Commissione degli affari giuridici (CAG-N) che mira a vietare le terapie di conversione, ossia delle cure volte a modificare o reprimere l'orientamento sessuale o l'identità di genere. La CAG-N chiede in particolare un divieto di dispensare, offrire e pubblicizzare terapie di conversione, ad eccezione delle terapie di riassegnazione del sesso praticate su indicazione medica e quelle concernenti le preferenze sessuali che hanno una rilevanza penale.

Al Consiglio degli Stati (15.15 - 21.00) c'è in programma l'esame, a livello di divergenze, della modifica costituzionale sull'imposizione minima delle grandi multinazionali, in vista dell'attuazione del progetto concordato dall'OCSE e dagli Stati del G20.

Concretamente, si tratta di introdurre un'imposta integrativa per tutti quei grandi gruppi di imprese che raggiungono un fatturato annuo globale di almeno 750 milioni di euro (740 milioni di franchi al cambio attuale) e il cui livello d'imposizione minima è inferiore al 15%.

Il Consiglio federale stima in circa 200 le società elvetiche e in 2000 circa le filiali di multinazionali attive in Svizzera interessate da questo modello di tassazione. Le circa 600'000 PMI e altre società operanti unicamente in Svizzera non sono interessate dalla riforma.

Le maggiori entrate per le casse pubbliche potrebbero oscillare tra un miliardo e 2,5 miliardi di franchi a partire dal 2026-2027. Le divergenze tra le due Camere concernono proprio la ripartizione di questa "manna" tra Cantoni e Confederazione.

I "senatori" affronteranno poi il preventivo della Confederazione per l'anno prossimo. Il budget presentato dal Consiglio federale prevede entrate per 81,3 miliardi e uscite per 86,2 miliardi. Di conseguenza, ne risulta un deficit pari a 4,8 miliardi di franchi.
 
 

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