La votazione è stata piuttosto risicata, ma alla fine ha prevalso il no (95 voti a 89)
BERNA - I parlamentari non dovranno essere più trasparenti riguardo alle loro remunerazioni in caso di legami d'interesse. Oggi il Consiglio nazionale non ha dato seguito, per 95 voti a 89 (cinque astenuti), a un'iniziativa parlamentare del gruppo socialista che voleva rendere meno torbido il finanziamento di chi siede sotto la Cupola.
«Un Parlamento comprato è un problema. Dobbiamo in parte recuperare la nostra credibilità», ha affermato Samira Marti (PS/BL). Secondo la sinistra, fissare regole del gioco chiare permetterebbe di instaurare fiducia nel sistema.
Attualmente, non è possibile sapere quanti soldi un parlamentare riceva per un mandato. Gli autori dell'iniziativa, pur riconoscendo che le relazioni strette fra eletti e organizzazioni fanno inevitabilmente parte del gioco, ritengono che la piena libertà delle decisioni può essere messa in pericolo qualora l'ammontare di questi versamenti sia elevato.
Fino a 1000 franchi al mese, un mandato può essere considerato come svolto a titolo onorifico. Invece, ha spiegato Marti, nel caso di remunerazioni superiori ai 12'000 franchi all'anno i politici dovrebbero indicare chiaramente l'importo incassato.
Non è pertinente mettere nel mirino questi mandati accessori e non le attività professionali principali, ha replicato a nome della commissione Gerhard Pfister (Centro/ZG). Ciò aprirebbe le porte a possibili raggiri delle norme. Tale obbligo costituisce una violazione eccessiva della sfera privata, ha aggiunto Piero Marchesi (UDC/TI).
Alla fine, la maggioranza borghese formata da UDC, PLR e Centro ha prevalso, pur se in questi ultimi due partiti non vi è stata unanimità. Una parte dei Verdi liberali si è invece astenuta in sede di votazione.