Nelle disposizioni di legge attuali, non esistono ostacoli normativi significativi all'aumento del volume delle donazioni alimentari.
BERNA - Il settore del commercio al dettaglio produce ogni anno 138'000 tonnellate di scarti alimentari, ma solo il 9% viene donato ad associazioni caritative. È quanto emerge dal rapporto sulle perdite alimentari adottato oggi dal Consiglio federale in adempiendo di tre postulati della Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del Consiglio nazionale.
Non è possibile ridistribuire tutte le 138'000 tonnellate di scarti perché alcuni prodotti scadono o si deteriorano e non sono più adatti al consumo umano, ma c'è un notevole margine di miglioramento, sottolinea il rapporto. Nelle disposizioni di legge attuali, non esistono ostacoli normativi significativi all'aumento del volume delle donazioni alimentari.
Se il potenziale delle donazioni di cibo non è ancora pienamente sfruttato è soprattutto a causa della mancanza di risorse finanziarie per la logistica e il personale, secondo le informazioni fornite dal Tavolino magico e dalla Fondazione Schweizer Tafel, le principali associazioni che si occupano di ridistribuire gli alimenti invenduti.
Le organizzazioni caritative che operano a livello nazionale sono finanziate principalmente da donazioni private e dai contributi di alcune aziende di vendita al dettaglio, che però non coprono le spese di ridistribuzione. Dipendendo dalle donazioni, queste associazioni hanno poca certezza nella pianificazione e non possono sviluppare le loro reti logistiche e di distribuzione come vorrebbero.
I rivenditori, consegnando il cibo a questi enti, risparmiano sui costi di smaltimento e possono comunicare le loro attività caritatevoli a fini di marketing. "Si può quindi affermare che il settore del commercio al dettaglio è già incentivato ad aumentare le donazioni di cibo", afferma il rapporto. I dettaglianti invece sono poco incentivati ad aumentare i loro contributi finanziari agli enti caritativi e a pagare di più per la raccolta e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari.
"Sulla base del principio di causalità, il commercio al dettaglio dovrebbe idealmente contribuire maggiormente in futuro al finanziamento della ridistribuzione delle perdite alimentari di cui è responsabile", si legge nel rapporto. Il Piano di azione contro lo spreco alimentare, che si prefigge di dimezzare le perdite entro il 2030, mette l'accento sulle misure volontarie degli ambienti economici fino al 2025. Attualmente sono in corso discussioni tra i rivenditori e le organizzazioni caritative su questo tema, "ma non si sa ancora se alla fine porteranno a un miglioramento dei finanziamenti per gli enti caritativi", ammette il governo.
"Se entro il 2025, quando verrà redatto il rapporto intermedio sul Piano d'azione, il settore della vendita al dettaglio non sarà in grado di raggiungere l'obbiettivo prefissato, il Consiglio federale potrebbe prendere in considerazione l'introduzione di misure vincolanti", conclude.
Numerose associazioni in Svizzera si occupano della distribuzione delle eccedenze alimentari: esse hanno forme organizzative, dimensioni, portata e sistemi di finanziamento diversi. Nel 2022 il Tavolino Magico (che dispone di 16 centri di distribuzione in Ticino e nel Grigioni italiano) e la Fondazione Schweizer Tafel, hanno ridistribuito circa 12'500 tonnellate di prodotti alimentari provenienti dal commercio o dall'industria di trasformazione. Esistono anche altre organizzazioni caritative che ridistribuiscono alimenti provenienti dal settore della vendita al dettaglio (ad esempio Tables du Rhône, Partage, Caritas), ma i volumi sono molto più ridotti. Nei negozi di alimentari Caritas, che si dichiarano finanziariamente autonomi, la maggior parte delle merci in vendita sono state acquistate e non donate, secondo il rapporto.