Il sindacato svizzero dei mass media reagisce alla notizia di ulteriori 34 posti soppressi alla RSI.
E rivendica l'apertura di una nuova procedura di consultazione.
COMANO - «Ancora misure di risparmio alla RSI. Il personale non può pagare ancora il prezzo più alto!». Il Sindacato svizzero dei mass media SSM ha preso atto «con preoccupazione» delle misure di risparmio previste dalla SSR, che a livello regionale saranno applicate anche alla RSI. Misure che andranno a toccare in modo pesante il personale, con la prospettata soppressione di 45 posti di lavoro (di cui 11 già effettuati) e un risparmio di 8 milioni sull’arco di tre anni.
«Dal 2016 la RSI ha già attuato una riduzione di circa 130 posti di lavoro a tempo pieno», lamenta il sindacato, che sottolinea come per i dipendenti questi nuovi tagli significano che sarà richiesto nuovamente di produrre di più con meno risorse e meno mezzi, e conseguentemente il carico di lavoro aumenterà ancora. «Una situazione che avrà un ulteriore impatto negativo sulla qualità del lavoro e del servizio offerto al pubblico». Per il sindacato un ulteriore rischio è che la RSI, per ridurre i costi d’esercizio legati al personale, affidi sempre più lavoro ad aziende esterne, «generando ulteriore precariato ed aggirando di fatto le prestazioni previste per le collaboratrici e i collaboratori sottoposti al Contratto collettivo di lavoro».
Il sindacato SSM ritiene che nel contesto attuale «nemmeno un solo posto di lavoro dovrà andare perso prima che si metta mano agli sprechi, ai doppioni, ai progetti inutili e secondo il principio della simmetria dei sacrifici anche i quadri dovranno fare la loro parte rinunciando a qualche privilegio ingiustificato». Il sindacato rivendica inoltre l’apertura di una nuova procedura di consultazione a livello nazionale e regionale, affinché si possano individuare misure di risparmio alternative ai tagli di personale.
L'Atg chiede di preservare dai tagli il settore dell'informazione
I tagli alla Rsi preoccupano anche l'Associazione ticinese dei giornalisti. L'Atg sottolinea «la necessità di preservare il più possibile i posti di lavoro nel settore dell’informazione, vera colonna portante dell’azienda. E per informazione si intende anche quella culturale e sportiva. E si intendono anche tutte le professioni tecniche che hanno a che fare con questo settore». Un ambito, continua il comunicato stampa, in cui «si fa presto a dire “qualità” ma che necessita delle giuste condizioni di lavoro per poter non solo mantenere ma se possibile anche accrescere la qualità del prodotto giornalistico, sui vari vettori dell’azienda. Un impegno che deve poter coinvolgere anche il settore dell’approfondimento e delle inchieste giornalistiche, che proprio per i mezzi che richiede – umani e finanziari – rischia di essere tra i primi a venir sacrificati». Nella stessa nota, l'Atg richiama l'attenzione sulla mozione interpartitica in aiuto dei media presentata a febbraio: «Da allora, a quanto ci è dato di sapere, nulla si è mosso». Da qui l'esortazione al «mondo politico a non abbandonare a sé stesso il settore dei media locali, struttura portante del dibattito democratico nel nostro Paese».