Filippo Morandi, ex speaker radiofonico, ha già percorso mille chilometri su una strada colma di emozioni.
Un percorso di introspezione, quello dal Ticino alla Spagna, ma anche da «fisicamente non al top» alla «migliore condizione di sempre».
BELLINZONA - «Mi dicevano che era un suicidio. Che ero un pazzo, e che non ce l'avrei fatta. E invece sono qua». Sono parole dense di soddisfazione, quelle dell'ex speaker radiofonico Filippo Morandi, in cammino da ormai 51 giorni in solitaria verso Santiago de Compostela. Partito il 14 luglio da Sant'Antonino senza alcuna preparazione fisica, ora si trova nei pressi di Figeac, Francia. Con mille chilometri di tragitto dietro a sé.
«Quasi mollavo» - Ma non è sempre stato tutto rosa e fiori. Morandi confessa di aver avuto l'impulso di abbandonare l'avventura già alla fine del primissimo giorno. «Sono partito sbagliando tutto quello che si poteva sbagliare. Come prima tappa ho camminato 42 chilometri fino a Giornico. Ci ho messo 14 ore, prendendo anche acqua, e quando sono arrivato, in piena notte, avevo male dappertutto. E volevo mollare». Ma tenacia e determinazione, al risveglio del secondo giorno, non gli sono mancate: «Mi son detto: o torno a casa, o riprendo a camminare e vedo dove arrivo. Passo dopo passo il mio corpo ha ripreso vigore, e da lì è come se avessi fatto un click mentale. E ho deciso che sarei arrivato fino a Santiago, senza trovare scuse».
Oltre i confini fisici - Da lì, spiega, il cammino gli ha permesso di incontrare persone di qualsiasi estrazione sociale, con vissuti e condizioni fisiche diverse: «Mi sono imbattuto in un ragazzo che aveva difficoltà motorie evidenti a causa di un incidente in moto, e nonostante tutto andava come un treno. Così anche Monique, una francese di ben 76 anni, che ha camminato con me per tre giorni». Per Morandi il cammino rappresenta una scuola, attraverso la quale ognuno arriva ad affrontare e sormontare i propri limiti.
Entusiasmo e generosità - Dei limiti, quelli dell'ex speaker, superati anche grazie ai tanti affezionati che lo seguono attraverso il suo sito web e i canali social. Con LocaToWeb, un'applicazione normalmente utilizzata dai genitori per geolocalizzare i propri figli, i suoi follower riescono infatti a seguire il suo percorso in maniera virtuale e interagire con lui, dando suggerimenti e sostegno. «Quando mi trovavo ancora in Ticino, la gente mi cercava sulla mappa e mi aspettava sul percorso per salutarmi e scambiare due parole. Mi hanno anche dato dei consigli quando mi trovavo a dei bivi e non sapevo quale fosse strada la migliore». E anche la solidarietà tra pellegrini è molto forte: «Ti ospitano in casa, e si paga con una donazione libera. Una famiglia che mi ha accolto mi ha persino regalato un telefono dopo aver notato che il mio si era rotto».
Al buio - Ci sono stati però anche dei momenti di ansia. A 57 chilometri da Le-Puy-en-Valey, tappa fissa di tutti i pellegrini sulla via per Santiago, Morandi ha infatti cercato un alloggio per una tappa intermedia. «Non ho trovato nulla. Allora ho deciso di continuare fino alla fine, camminando anche con il buio. Ho attraversato il bosco di notte, con il rimbombo dei rumori degli animali. E in alcuni momenti mi si è raggelato il sangue nelle vene per la paura. Però ce l'ho fatta, arrivando all'alba alla cattedrale di Le-Puy».
Da divanaro a pellegrino - Non da ultimo, Morandi parla della sua incredibile trasformazione fisica. Se il giorno della partenza il 35enne si definiva «fisicamente non al top», ora la musica è decisamente cambiata. «In tutta la mia vita non ho mai raggiunto una condizione del genere. In un pomeriggio cammino quanto quello che altri fanno in una giornata intera. E questo mi fa comodo perché non ho l'attitudine della sveglia con il gallo», conclude ridendo.