Roberto Ostinelli, medico "ribelle", ospite di Piazza Ticino: «La medicina col Covid ha fallito gravemente».
Il dottore di Mendrisio recita poi un "mea culpa" sull'uso caotico dei social network. Ma aggiunge: «Tanta gente era allo sbando. Aveva dubbi sul vaccino ed era rimasta senza punti di riferimento».
MENDRISIO - Volenti o nolenti, è stato uno dei protagonisti del biennio pandemico nella Svizzera italiana. Roberto Ostinelli, il medico "ribelle" di Mendrisio, è stato ospite di Piazza Ticino. Dove ha subito ribadito che le sue idee non sono cambiate: «La paura è stata amplificata. E io volevo aiutare le persone a superare questi momenti difficili».
I suoi discorsi sulla prevenzione e sul sistema immunitario sono interessanti. Ma poi sui social li ha mescolati con tematiche complottistiche. Non ha perso un’occasione per avere un ruolo positivo nel dibattito sul Covid?
«All’inizio usavo soprattutto Youtube. Sul mio profilo Facebook personale ho pubblicato frasi sul tema del 5G o sugli USA. Qualcuno ha voluto screditarmi. Ma se uno guarda bene, sulla questione Covid sono stato sempre coerente. Probabilmente ho fatto anche alcuni errori, non sono un esperto di comunicazione».
L’Ordine dei medici l’ha "messa da parte". C’è in ballo un ricorso. Come ha vissuto questa vicenda?
«Sono convinto che la medicina col Covid abbia fallito in modo grave. Io non mi sento rappresentato da questo Ordine».
Lei ha definito il vaccino inutile. Eppure il vaccino ha salvato migliaia di vite. Non si è pentito di certe affermazioni?
«Ho sempre sostenuto che col vaccino non si sarebbe riusciti a fare nulla. In effetti abbiamo avuto altre ondate pandemiche».
Alcuni sostengono che lei sia stato "mal consigliato". Cosa c’è dietro questa voce?
«Non lo so. Tutto quello che ho dichiarato è farina del mio sacco. Io mi sono sempre mosso da solo, documentandomi. Altri medici si sono uniti a me. Ci si è accorti che c’era tanta gente allo sbando. Persone che magari avevano dubbi sulla vaccinazione e che, proprio per questo, non avevano più un medico di fiducia a cui rivolgersi».
Da semi sconosciuto a uomo mediatico. Che effetto le ha fatto?
«Non ne ho sofferto. Ho avuto un supporto dalla mia compagna, da colleghi, da pazienti».
A un certo punto sembrava quasi che si nutrisse un po’ di questa notorietà. È così?
«In certe situazioni o uno soccombe, oppure attraverso il suo ego evolve. Ho fatto un lavoro su me stesso e ho seguito corsi sulla leadership. In certi momenti bisogna farsi aiutare perché una persona rischia di entrare in meccanismi egoici effettivamente. Volevo evitarlo. Ma allo stesso tempo non volevo nemmeno tacere».
Un giorno lei ha mollato tutti i social. Scelta drastica.
«Un po’ ho fatto fatica e forse lì è subentrato un po’ l’ego. Il fatto è che non riuscivo più a starci dietro. Per ogni cosa che pubblicavo venivo bloccato».
Come vive oggi la sua quotidianità?
«Sono sereno. Ho tanto lavoro. Sono stati due anni intensi. Continuo a pensare che il rapporto tra paziente e medico di famiglia sia fondamentale».