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Da Instagram ad OnlyFans: «Non svendo i desideri di chi mi segue»

CANTONEDa Instagram ad OnlyFans: «Non svendo i desideri di chi mi segue»

19.09.22 - 06:30
Kyla Ren è una giovane luganese riuscita a ritagliarsi un folto pubblico sui social. Tanto da farne un lavoro.
Kyla Ren
Da Instagram ad OnlyFans: «Non svendo i desideri di chi mi segue»
Kyla Ren è una giovane luganese riuscita a ritagliarsi un folto pubblico sui social. Tanto da farne un lavoro.

LUGANO - Una volta era Facebook. Poi arrivò Instagram. Entrambi, oggi, rappresentano il passato in un mondo sempre più “social” (almeno virtualmente) arricchitosi di tutta una serie di canali tra i quali spiccano ultimamente Twich, TikTok o il tanto discusso OnlyFans. Insomma, una manna dal cielo per i creatori di contenuti, gli influencer, ma anche per chi ha semplicemente qualcosa da dire, o da mostrare.

Come Kyla Ren, giovane Luganese che delle sue performance sui social ne ha fatto un mestiere, oltre che un’arte. E che ha uno stuolo di seguaci travalicanti i confini nazionali.

Non tutti sanno che sei la figlia del compianto “Mandrake”, un’istituzione per chi in Ticino era appassionato di fumetti. È da lui (e da quel negozietto che nascondeva tante meraviglie) che hai ereditato le tue passioni?
«La scintilla è certamente partita da lì. Mi ricopriva di fumetti e mi ha fatto crescere con i film di Miyazaki. Nel tempo ho maturato gusti personali non per forza in linea con i suoi. Anche perché aveva un palato forse un po’ troppo sofisticato per me. Eppure, nonostante i miei gusti “semplici”, mi ha sempre assecondata. Se notava la mia predilezione per un fumetto… mi regalava l’intera collezione». 

Ti si potrebbe prima di tutto definire una Otaku, o sbaglio?
«Si e no. Diciamo che il termine Otaku è correlato alla passione per tutto ciò che riguarda il Giappone, ad esempio anime e manga. E in effetti studio giapponese e leggo molti manga. Ma non mi sono fossilizzata su quello. Tanti miei cosplay sono ispirati a videogiochi e amo leggere tanto altro che non sia necessariamente nipponico». 

Quali manga/anime ti hanno condizionato maggiormente?
«Certamente i film di Miyazaki. Al primo posto metto “Principessa Mononoke”, seguito da “La Città Incantata”. Uniscono la magia di un mondo fantastico a significati profondi. E poi condividono entrambi protagoniste femminili forti e per me ispiratrici».

Di base sei una cosplayer. Cosa significa per te indossare i panni di un personaggio di fantasia?
«Sarò onesta, per me non ha un significato particolarmente profondo vestire i panni dei miei personaggi preferiti. Principalmente amo costruirne i costumi. Certo, la lavorazione a volte mi manda ai matti, ma alla fine ne sono quasi sempre soddisfatta. Dietro a tutto questo lavoro c’è una persona con qualche problema di autostima che prova piacere a contemplare la fine di lavori che impegnano anche per dei mesi. Questa gioia è il motore che mi spinge a rimettermi ogni volta in gioco».

Qual è il costume che ti ha portato via più tempo e quale quello che ti è costato di più? 
«Quello che mi è costato di più è sicuramente il primo che ho realizzato, ispirato al drago Deathwing, di “World of Warcraft”. Ho usato un materiale termo-modellabile molto caro, così che l’armatura fosse resistente e desse l’impressione di essere anche pesante. Il più impegnativo è invece quello che sto realizzando ora: Jinx di ”League of Legends”, composto da tre armi più il vestito del personaggio. Ho iniziato da poco la creazione della seconda arma dopo due o tre mesi spesi a lavorare sulla prima, fatta e disfatta più volte fino a che non mi ha convito».

Tutte queste forme d’espressione hanno trovato nelle nuove piattaforme social dei canali in grado di accoglierle con il rispetto che meritano. Tu sei anche Twitch, che contenuti proponi?
«In questo momento sono in pausa su Twich. Portavo principalmente videogiochi, quasi sempre “Call of Duty”. Ma ho intenzione di tornare e spostarmi nella categoria “just chatting” per avere modo d'interagire più liberamente con le persone che mi seguono, portando comunque tematiche legate a videogiochi, fumetti e… quello che capiterà».

Basta fare un salto sulla tua pagina Instagram per vedere che tutto ciò che fai è inevitabilmente condito con una densa dose di sensualità. E sei anche su OnlyFans. È vera la storia dei lauti guadagni?
«Sarebbe bello se bastasse così poco per diventare ricchi e comprarsi una casa. La verità è che dietro c’è molto più lavoro di quello che si possa immaginare. Io porto contenuti che a volte si fondono con la mia passione per il cosplay, quindi bisogna essere fantasiosi, innovativi e veloci».

Cosa c’è dietro il mondo di OF?
«Si è troppo prevenuti verso questa realtà. Personalmente ho lavorato anni per crearmi un pubblico che mi ascolta e si fida e… non mi piace svendere i desideri di chi mi segue. Quel che mi sento di dire è che è un mondo davvero eterogeneo. E, certo, si ricevono tante richiesta particolari, a volte anche divertenti. Ma ho sempre avuto rispetto per i feticismi di ognuno, anche i più eccentrici. Una cosa ci tengo a dire: spesso noi che facciamo questo lavoro veniamo invase da messaggi. Molti sono cattivi. Ecco, la gente che ti contatta su OF è sempre educata e rispettosa. Anche la richiesta più pazza e sconcia viene posta con educazione. Non danno per scontato che tu faccia qualsiasi cosa. Peccato che non sia così anche nella realtà».

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