Tra medici compiacenti, familiari disattenti e la difficoltà nell'ammettere che è l'ora di smettere. I campanelli d'allarme non mancano
LUGANO - Non sono buone notizie quelle che giungono in merito all’incidente di venerdì, in via Besso, a Lugano. La 21enne travolta dall’auto guidata da una 75enne, a quanto pare, versa ancora in condizioni molto gravi. Sebbene non in pericolo di morte, potrebbe portare a vita i segni di quanto accaduto. Spunta inoltre un nuovo ferito: una passante 61enne che ha dovuto sottoporsi a un intervento alla milza.
Questo episodio, sommato a quello di via Maraini a Pregassona (con protagonista un 88enne al volante deceduto dopo essersi schiantato su un bus in sosta), ha riacceso i riflettori sul tema degli anziani al volante. Sui social si contano a decine i commenti di chi si mostra critico verso la possibilità di mettere al volante ultra pensionati, puntando il dito contro un sistema dei rinnovi patente considerato troppo accomodante.
Un parere che, almeno in parte, condivide anche Alvaro Franchini, ex aiutante capo della sezione tecnica della Polizia Stradale, nonché esperto federale per il Consiglio Svizzero della Sicurezza Stradale (CSS).
«È indubbio che, in alcuni casi, giochi un ruolo la compiacenza del medico di famiglia. Mosso magari da compassione, certifica l'idoneità alla guida anche se certi parametri non sono più rispettati. Immagino che si lasci intenerire dall’anziano che assicura di usare l’auto solo per brevi spostamenti. Così facendo però si rende complice di una valutazione errata, quando dovrebbe invece controllare che i presupposti per stare alla guida ci siano ancora tutti. In primis i riflessi».
La reattività cambia con l’età?
«L’invecchiamento è un fenomeno biologico dal quale nessuno può prescindere. I tempi di reazione di un anziano non sono certamente quelli di un ventenne, ma non è l’unico criterio. Va valutata anche la vista. Per tanti sostituire le lenti degli occhiali diventa un investimento difficile da sostenere, quindi vanno avanti con gli stessi, anche se non vanno più bene».
Però non si può puntare il dito solo sui medici
«Certo, dovrebbe prevalere il senso di responsabilità del singolo. Ma anche dei familiari, che hanno un ruolo importante: quello di vigilare. A volte basta notare i campanelli d'allarme: un’ammaccatura, lo specchietto rotto, il danno al parafango. Ricordiamoci che queste sono le stesse persone che mandiamo a prendere i nostri bambini a scuola. Forse sarebbe meglio verificare se siano o meno idonei a guidare. L’incidente si può verificare anche nel tragitto corto».
Anche perché la mobilità oggi non è certo quella di 40 anni fa...
«Il traffico odierno esige più competenze, è un dato di fatto. Gli stimoli sono maggiori, si pensi solo ai piccoli veicoli elettrici che, purtroppo, sbucano da tutte le parti».
Ammettere di non “funzionare” più a dovere non deve essere facile…
«Sul sito dell'Ufficio prevenzione infortuni (UPI) è possibile effettuare un auto test, totalmente anonimo. Sono domande semplici che permettono di farsi un quadro generale. Vedo bene? Ho paura a guidare di notte o quando piove? Ho ancora riflessi pronti? Dopodiché esistono i corsi di guida».
Corsi che tiene lei stesso. Quanti anziani vede?
«Non tanti, ma qualcuno che si mette in discussione c’è».
E se trova una persona che dovrebbe appendere le chiavi al chiodo?
«Lo segnalo e avviso i parenti. In un caso, vista la testardaggine dell'anziano, si è fatta intervenire la polizia. L’uomo è stato fermato mentre guidava senza rispettare le minime regole».
Secondo l'UPI, le persone anziane di età superiore ai 65 anni sono la fascia d'età più a rischio per la circolazione stradale. Ogni anno si contano 88 vittime anziane di incidenti stradali. La letalità (il rischio di morire in seguito alle ferite riportate da un incidente stradale) è particolarmente elevata. Su un numero di 1000 vittime, in media muoiono 30 persone anziane (nelle fascia d'età 25-44 anni sono 6).
Con l’avanzare dell’età - sottolinea l'UPI - le persone non solo diventano sempre più vulnerabili, ma diminuiscono anche le capacità cognitive. Hanno più difficoltà a stimare la velocità e le distanze e il loro cervello ha bisogno di più tempo per elaborare le informazioni. La perdita delle capacità cognitive può essere causa di incidente, magari perché non rispettano una precedenza o guidano distratti e poco attenti. Queste sono del resto le cause più frequenti di incidente tra gli anziani.
Gli anziani non devono rinunciare alla loro mobilità, ma devono però essere consapevoli dei rischi che possono correre e cercare di ridurli. I consigli dell'UPI sono un valido aiuto.