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CANTONEMancano pediatri in Svizzera: «Il Ticino non fa eccezione»

14.11.24 - 06:30
La situazione del Cantone si presenta a macchia di leopardo. Massai e Tessiatore (APSI): «La burocratizzazione ha complicato il lavoro».
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Mancano pediatri in Svizzera: «Il Ticino non fa eccezione»
La situazione del Cantone si presenta a macchia di leopardo. Massai e Tessiatore (APSI): «La burocratizzazione ha complicato il lavoro».
Isabella: «Mancano anche psichiatri infantili».

BELLINZONA - Sono centinaia i pediatri mancanti in Svizzera. A dirlo, nei mesi scorsi, è stato il presidente di Kinderärzte Schweiz Marc Sidler, sottolineando come il problema riguardi, soprattutto, le zone rurali della Confederazione. Anche Philipp Jenny, presidente di Paediatrie Schweiz, l’altra importante associazione dei pediatri svizzeri, ha espresso preoccupazione in tal senso proprio nel corso dell’ultimo anno. E qual è la situazione nel nostro cantone? Lo abbiamo chiesto a Cristina Massai, pediatra e presidente dell’Associazione pediatri Svizzera Italiana (APSI), e a Patrizia Tessiatore, pediatra e delegata APSI in Paediatrie Schweiz.

Ticino a macchia di leopardo - «Rispetto al contesto nazionale, dal nostro punto di vista il Ticino non fa eccezione - spiegano - E la situazione relativa alla progressiva carenza di medici, pediatri compresi, è qualcosa di noto da tempo». La regione si presenta «con un territorio molto diversificato e (parallelamente a ciò che avviene in altri cantoni in Svizzera interna) le città principali rispetto alle zone rurali o montane si differenziano per presenze di medici e pediatri nonché per la possibilità di reperire cure di prossimità (ospedaliere e non)».

«Comprendere i bisogni del territorio» - Non si tratta quindi solo di «carenza numerica», tenendo conto «delle presenze attuali e dei futuri ingenti pensionamenti previsti nel decennio a venire, ma anche di comprendere i diversi fabbisogni del territorio e delle famiglie che lo abitano, per poter strutturare risposte efficaci». Il pediatra poi, rispetto al passato, «oggi si trova ad affrontare problematiche che richiedono un sempre maggior coinvolgimento “fuori dalle mura dello studio” (incontri con istituzioni, scuole ed enti coinvolti nella cura dei bambini, ...), rendendo fondamentale approfondire precocemente la conoscenza del territorio, delle problematiche socio-familiari e scolastiche, nonché dedicare ancor più tempo a queste necessità oggi maggiormente emergenti».

Le difficoltà dei giovani pediatri - A questo proposito, «i giovani colleghi devono confrontarsi con i costi di avviamento di uno studio professionale, spesso elevati». Questo «può spingere verso la costituzione di strutture associate o centri medici che, se da un lato favoriscono lo scambio interprofessionale, dall’altro spesso possono piuttosto agevolare soluzioni di lavoro a tempo parziale che contribuiscono solo apparentemente all’aumento reale di professionisti sul territorio». (Cioè «aumentano le persone, non il grado di occupazione e la disponibilità per singolo paziente»).

Lo scoglio della burocrazia - Inoltre, «la progressiva “burocratizzazione”, l’informatizzazione delle procedure, la richiesta costante di documentazione (es.: da parte di casse malati, istituzioni, ...) ha reso ancora più complesso il lavoro del pediatra, che spesso si trova a dedicare quasi più tempo alle incombenze di questo tipo piuttosto che all’attività di pratica clinica».

«Il lavoro più bello del mondo, nonostante tutto» - Le due pediatre sono convinte che «lo scambio tra professionisti, una formazione costante e aggiornata, il desiderio di prendersi cura della salute dei nostri piccoli pazienti restino i valori fondamentali di una tra le professioni più belle al mondo e ci sentiamo di continuare a incoraggiare i nuovi colleghi che verranno a intraprendere questa strada con passione».

«Mancano psichiatri infantili» - Claudio Isabella, sindacalista OCST e fino a metà maggio presidente della Commissione sanità e sicurezza sociale, mette sul tavolo il problema della psichiatria infantile. «C’è una mancanza di professionisti - conferma il granconsigliere del Centro - Però, si tratta di un settore in via di sviluppo: spero che, prossimamente, saremo coperti».

Coordinamento da migliorare - «Inoltre - continua Isabella - a mio avviso, e parlo per esperienza personale, manca un coordinamento adeguato fra tutte le realtà: andrebbe migliorato soprattutto quando la temperatura è più fredda e si alzano i numeri dei contagi influenzali. Capita che, in quei frangenti, sia difficile trovare pediatri. Si verifica, inoltre, un accentramento nei pronto soccorso».

«Piano strategico per la promozione del ricambio generazionale» - Philipp Jenny, presidente di Paediatrie Schweiz, nel rapporto annuale 23-24 ha ribadito la necessità di approfondire la situazione relativa alla carenza di pediatri, cercando di reperire dati quantitativi più certi, così da poter pianificare strategie efficaci per affrontare il problema, coinvolgendo nella riflessione sia i professionisti che le famiglie dei pazienti: «Speriamo di avere i primi risultati entro l’assemblea generale 2025. Insieme ai Medici di famiglia e dell’infanzia Svizzera (mfe), alla Società Svizzera di Medicina Interna Generale (SSMIG), al Collegio di Medicina di Base (CMB), ai Giovani medici di primo ricorso (JHaS) e agli istituti di medicina di base cerchiamo di porre rimedio alla situazione con un piano strategico per la promozione del ricambio generale. Anche con il gruppo parlamentare speriamo di ottenere miglioramenti attraverso diversi canali». La stessa problematica è stata recentemente ribadita anche da Marc Sidler, Presidente di Kinderärzte Schweiz.

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