L'interrogazione dell'Udc sul recente caso che ha coinvolto il Decs.
BELLINZONA - Il caso dei 13 abilitandi in italiano presso il DFA della SUPSI, rimasti senza possibilità d’impiego per l’anno scolastico venturo, continua a fare discutere.
Questa mattina è giunta anche la presa di posizione dell'Udc attraverso un'interrogazione (primo firmatario Alain Bühler) inoltrata al Consiglio di Stato. «A fronte di un calo demografico ormai strutturale che comporta una progressiva diminuzione del numero di allievi nelle scuole ticinesi, appare evidente che anche la necessità di docenti si stia riducendo».
In questo contesto di contrazione della domanda, «la presenza nel corpo insegnante di numerosi frontalieri e titolari di permesso B solleva interrogativi legittimi sulla politica di impiego pubblico nel settore educativo, in particolare alla luce della crescente difficoltà di accesso alla professione per molti giovani formati in Ticino e in Svizzera».
«Tale situazione appare ancor più critica se considerata alla luce dell'art. 14 cpv. b della Costituzione cantonale, che stabilisce esplicitamente che "sul mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene dall’estero", attuando così il principio di preferenza indigena. Un principio fissato all’interno dei settori pubblico e parapubblico ticinesi e va rispettato».
Le domande al Consiglio di Stato: