di Luca Taglialatela, membro di comitato dei Giovani del Centro.
A partire dalla prima rivoluzione industriale, molti parametri della nostra società sono cresciuti esponenzialmente: popolazione, economia, commercio, densità delle città, potenza di calcolo… da un punto di vista storico è dove in pochissimo tempo la razza umana ha fatto un salto mai visto prima.
Tra l’infinità di cose che è cresciuta, una di queste porta certamente più svantaggi che vantaggi: la quantità di gas ad effetto serra, tra cui la già citata anidride carbonica. La concentrazione di CO2 nell’aria è aumentata da 280 ppm dell’epoca pre-industriale fino alle oltre 420 ppm di oggi.
Valore, questo, che è in continua crescita. Le conseguenze di concentrazioni superiori dei gas a effetto serra nella nostra atmosfera sono da tempo piuttosto note: essi causano un maggior assorbimento delle componenti infrarosse (quelle che ‘riscaldano’) della radiazione solare che verrebbero altrimenti riflesse e disperse nello spazio. Questo porta a una miriade di conseguenze, un po’ tutte riassumibili per semplicità sotto il grande cappello del famoso ‘surriscaldamento globale’.
Solo in Svizzera, la temperatura media è aumentata di circa 2°C dal 1864 (MeteoSvizzera, 2024), con i nostri ghiacciai che hanno solo dal 2001 perso circa il 36% del loro volume (WWF, 2023). “Cosa vuoi che siano 2°C di differenza!” Si potrebbe pensare. Non funziona proprio così. Il corpo umano ha una temperatura media leggermente inferiore ai 37°C e quando aumenta di 2°C, per la maggior parte delle persone, si parla di febbre, anche abbastanza alta.
Il nostro pianeta è un sistema incredibilmente complesso con una quantità elevatissima di variabili che portano all’equilibrio di cui la nostra specie gode da migliaia di anni. Non diversamente dal nostro corpo, ha anch’esso uno stato ideale che stiamo ormai alterando da molti decenni per mezzo delle conversioni di energia di cui abbiamo parlato. Essere neutrali da un punto di vista climatico porterebbe al rispetto di questo importantissimo equilibrio di cui il nostro pianeta ha bisogno per continuare a garantire il benessere che ci ha dato finora, ed è per questo che è nostro dovere impegnarci per raggiungere questo obiettivo.
Transizione energetica: il ruolo delle fonti rinnovabili
Con la legge in votazione il 9 giugno, il popolo svizzero si appresta a decidere in quale direzione fare il prossimo passo: semplificare l’implementazione di fonti rinnovabili che sono un importante elemento verso la neutralità climatica, oppure continuare a rimandare il problema alle generazioni successive. Sappiamo bene che abbiamo bisogno di energia per fare qualsiasi cosa e, per via di quell’equazione che deve dare zero sul quale abbiamo ragionato prima, dobbiamo trovare il modo per ridurre il più possibile le fonti di inquinamento.
Uno dei mezzi fondamentali è sicuramente il progressivo abbandono di tutte quelle tecniche di conversione energetica che emettono gas serra, in favore di tecnologie che ne emettono molti meno e che, in alcuni casi, riescono addirittura a catturarli. Quando si parla di energie rinnovabili nel nostro contesto territoriale, esistono principalmente tre grandi fonti: sole, vento e acqua. Per l’energia solare è importante garantire un accesso sempre più conveniente a impianti fotovoltaici a privati e aziende per una produzione elettrica localizzata, ma pur sempre allacciata alla rete dove può finire l’energia in esubero.
Per vento e acqua è fondamentale che le regolamentazioni permettano di proporre nuove infrastrutture semplificando un iter che, al momento, richiede molto tempo prezioso e che spesso si blocca per motivi non sempre adatti al contesto. Oltre queste, ci sono tante altre importanti tecnologie che potranno aiutare la transizione con una graduale implementazione, come le pompe di calore, e sistemi di immagazzinamento di energia in esubero (non solo elettrica, anche termica). È una transizione che richiede molto tempo e impegno, tutt’altro che semplice.
Proprio per questo motivo è fondamentale creare ora i mezzi per permetterla nel modo più sostenibile possibile non solo da un punto di vista ambientale, ma certamente anche economico e sociale. Come da nostra abitudine, l’ultima parola spetta al popolo. È forse la più grande fortuna che abbiamo nella nostra Nazione. D’altra parte, questo è uno dei momenti dove è importante avere la solidarietà necessaria per rendersi conto che dovremmo trattare il nostro pianeta non come se l’avessimo ricevuto in eredità dai nostri antenati, ma come se lo stessimo prendendo in prestito dai nostri discendenti.