Presa di posizione dell'MPS sulla nuova ed ennesima variante del progetto PSE.
LUGANO - E così il gruppo HRS ha inoltrato la terza grande modifica del PSE, nel più totale silenzio della politica luganese e cantonale. Ormai lo stravolgimento del progetto votato dalla popolazione di Lugano è un fatto sempre più compiuto: dopo la “trasformazione” del Palazzetto, seguito da quello dell’Arena Sportiva, adesso è il turno della grande passerella pedonale.
Una leggera modifica secondo HRS…
Lo scorso 28 novembre è stata pubblicata l’ennesima domanda di costruzione depositata dal gruppo HRS. A finire sotto la sua mannaia è stata questa volta la grande “passerella”, vero e proprio ponte che dovrebbe collegare le infrastrutture sportive alla zona Cornaredo Sud e poi verso l’asse urbano di collegamento al centro città rappresentato da Via Trevano, scavalcando la nuova e assurda Via Stadio a quattro corsie che taglia esattamente in due la grande aera di sport e di svago del PSE. Fino al colpo di forza di HRS, questa importante arteria pedonale misurava 12 metri di larghezza, adesso sarà ridotta a 7 metri. Nella relazione tecnica, al punto 2.1., Introduzione, si scrive che «la geometria del costruito viene dunque modificata leggermente». Tipica arroganza del gruppo HRS: la riduzione in larghezza della passerella è pari al 42%, cioè quasi la metà. Difficile considerarla leggera. Forse i coniugi Kull (i proprietari dell’impero HRS) considererebbero leggera la decurtazione del 42% dei loro profitti? In sostanza parliamo di circa il dimezzamento del passaggio pedonale e ciclistico principale del PSE e quindi del suo accesso da sud, al comparto e ai suoi contenuti ad alta valenza pubblica (Arena Sportiva, Polizia, Parco urbano, ecc.).
Una domanda di costruzione incompleta, ma per il Municipio di Lugano va tutto bene
Come ormai prassi, anche la domanda di costruzione della passerella sulla futura Via Stadio è incompleta, approssimativa e per questo dovrebbe essere dichiarata irricevibile. Per esempio, trattandosi di una struttura “ponte”, con una campata di 23 metri in luce sopra una strada cantonale a quattro corsie di traffico, dovrebbe essere acquisito il fatto che la domanda di costruzione sia accompagnata da un rapporto di un ingegnere civile e di un concetto chiaro del principio costruttivo e dei materiali usati. Tutto questo manca nella domanda di costruzione. Viene fatta totale astrazione dalla questione strutturale, affermando addirittura che «il concetto strutturale rimane invariato dalla precedente procedura d’autorizzazione», rimandando a un altro documento ovviamente non allegato. Di cambiamenti strutturali ce ne sono stati: è stata modificata la campata, sono state aggiunge delle mensole prefabbricate che in precedenza non esistevano.
Inoltre, nel formulario della domanda di costruzione mancano le informazioni concernenti la volumetria e i nuovi costi di costruzione, ciò che dovrebbe rendere, come detto, la domanda formalmente irricevibile. L’indicazione dei materiali è insufficiente e neppure è riportata la materializzazione esatta della passerella, apparentemente in metallo, ma si tratta di un’ipotesi. Il Regolamento di applicazione della legge edilizia (RLE) afferma che la domanda di costruzione deve contenere «l’attestato di conformità del progetto alle prescrizioni antincendio ove prescritto», rimandando all’articolo 4 della Legge sulla protezione antincendio LPA, il quale indica che «in caso di nuova costruzione deve essere allestito un concetto di protezione antincendio e un attestato di conformità antincendio». Nella domanda di costruzione in oggetto manca l’attestato antincendio.
Lo stravolgimento qualitativo del progetto per tamponare l’aumento dei costi…
Alla base di questo nuovo importante intervento ci sono i meccanismi assurdi dettati dall’accordo generale di partenariato pubblico privato (PPP), il quale si rivela essere sempre più un’arma contro gli interessi pubblici e un sistema a difesa di quelli privati. Le “ottimizzazioni”, ossia i peggioramenti del progetto dal punto di vista architettonico, urbanistico, paesaggistico e della qualità dei materiali usati, sono il risultato degli aumenti di spesa già oggi registrati. In sintesi, gli aumenti dei costi devono essere compensati da una parallela riduzione di spese. Non si tratta di un esercizio virtuoso ma di un sistema che tramite l’abbassamento consistente del livello di qualità dell’intero progetto permette al gruppo HRS di evitare di assumere il sovraccosto finale. Il meccanismo perverso può essere esemplificato nella maniera seguente: il “tetto dei costi” dell’Arena Sportiva e del Palazzetto dello sport venduto alla
cittadinanza luganese al momento del voto era di 100 e, rispettivamente, di 67 milioni di franchi, per un totale di 167 milioni di franchi. A settembre 2024, il Municipio ha rivelato che il nuovo “tetto dei costi” ammonta a 182 milioni di franchi (110,4 milioni per l’Arena Sportiva e 71,5 milioni per il Palazzetto dello sport). Parallelamente, l’esecutivo scrive che il costo per nuove modifiche del progetto è lievitato a 10,166 milioni di franchi. Quindi dai 167 milioni di costi votati con il referendum si è passati a 190,375 milioni di franchi. Per compensare, almeno parzialmente, questo importante aumento (di circa il 14%), si è proceduto con le famose “ottimizzazioni”, ossia gli interventi squalificanti sullo stadio, il palazzetto e ora la passerella.
Per il momento si conosce solo la dimensione finanziaria dell’ottimizzazione (sic!) del Palazzetto: 8,620 milioni di franchi. E così si arriva al nuovo “tetto dei costi” di 182 milioni di franchi. Ovviamente questo è un traguardo che non soddisfa né HRS, né il Municipio. E allora ecco servite le modifiche dell’Arena Sportiva e della passerella, per le quali non conosciamo l’impatto finanziario, considerato che nel primo caso HRS ha fatto ricorso alla facile notifica di costruzione (senza obbligo di fornire dati), mentre nella domanda di costruzione della passerella sono stati volontariamente omessi. Ecco dunque il meccanismo all’opera. Anche ammettendo che il “tetto dei costi definitivo” ritorni miracolosamente ai 167 milioni iniziali – obiettivo che sconfina nella mistica… -, le cittadine e i cittadini di Lugano non dovranno pagare una fattura più salata (già salatissima…) del previsto ma avranno delle infrastrutture qualitativamente di molto inferiori a quanto era stato loro promesso al momento del referendum. È come se ci fossimo pagati una lunga vacanza in un albergo a 5 stelle per invece finire in uno a 3 stelle ma al prezzo del primo… E la politica dello stravolgimento programmato dei contenuti sportivi del PSE non si fermerà a quanto finora descritto…
La politica del silenzio, a favore dei più forti…
Tutto questo avviene perché il gruppo HRS può agire incontrastato, non rispettando il mandato popolare, sfruttando i pertugi offerti dalle leggi e dai regolamenti, anche grazie alla condiscendenza totale dimostrata dal Municipio di Lugano, assolutamente ben spalleggiato dal Cantone, che applicano con forte approssimazione, per non dire di peggio, il loro compito di autorità depositarie di leggi e regolamenti. Un vero muro di gomma. Il caso delle “imposizioni di polizia” fasulle ma usate dall’Ufficio cantonale del paesaggio e della natura per avallare lo stravolgimento del Palazzetto dello sport ne è l’esempio più emblematico. Più in piccolo, ma altrettanto preoccupante, è la linea adottata dal Municipio di Lugano che non interviene sul fatto che HRS ricorra in modo non appropriato allo strumento della notifica, così alla presentazione di domande di costruzione palesemente incomplete e che, pertanto, dovrebbero essere dichiarate irricevibili.
Tutto questo avviene puntando sul fatto che le condizioni legali per interporre un’opposizione sono estremamente ristrettive. Da un lato, infatti, è necessario dimostrare un interesse legittimo (una persona deve abitare nel raggio d’ingerenza - almeno un centinaio di metri- dell’opera in questione, cosa piuttosto complicata nel caso del Palazzetto dello sport; dall’altro, si è confrontati con un termine assai breve (10 giorni): tutto ciò esclude, o limita fortemente, i rischi di possibili opposizioni e ricorsi. Il Municipio e i suoi servizi restano silente ed inattivi, aspettano che scadano i 10 giorni di tempo per fare opposizione… et les jeux sont faits!
Quanto sta accadendo al PSE è il riflesso di un Cantone dove la politica e le istituzioni pubbliche, oggi più di ieri, stanno perdendo di vista la difesa degli interessi della collettività e il rispetto delle leggi, a favore di gruppi d’interesse privati e minoritari. Qualcuno potrà chiedersi cosa serva continuare a denunciare quanto sta accadendo al PSE. La risposta è semplice: preparare, tramite una continua opera di denuncia e d’informazione alternativa, le battaglie di domani, affinché esperienze come il PSE non vedano neppure la luce, difendendo e promuovendo una politica che risponda ai bisogni della maggioranza delle cittadine e dei cittadini e non a quelli di un pugno d’imprenditori multi-milionari che invece sfruttano le risorse pubbliche, con l’aiuto di politici compiacenti.