Sempre più consumatori reclamano per come viene gestita la sovrattassa durante i picchetti serali e nei weekend. Ma lo Stato è chiaro: «Qui nessuno fa il furbo»
BELLINZONA – Va in farmacia di domenica, poco prima di mezzogiorno. Acquista due farmaci da 7 franchi l’uno. Ma se ne va con uno scontrino “gonfiato” (comprese le varie convalide di rito) da 44 franchi. È accaduto pochi giorni fa in una farmacia del Bellinzonese. Ma si tratta di un episodio frequente nella Svizzera italiana. E che genera spesso polemiche infinite. Diverse le segnalazioni che da anni giungono al farmacista cantonale Giovan Maria Zanini. «I consumatori – dice – continuano a mettere in discussione la sovrattassa per il lavoro fuori orario».
La cifra della discordia – Di preciso la cifra della discordia ammonta a 17 franchi e 30 centesimi. La misura è in vigore dal 2002 ed è stata aggiornata, per la quarta volta, nel 2016. «Questa sovrattassa copre tutti gli oneri supplementari legati all'esecuzione di una ricetta medica durante i picchetti. Si tratta di un supplemento che viene fatturato una volta sola. Indipendentemente dal numero dei medicamenti figuranti sulla ricetta e dal loro prezzo di base».
Il concetto di “fuori orario” – Il problema è che questa sovrattassa sembra scattare un po' a tutti gli orari. Un'altra segnalazione, stavolta proveniente dal Locarnese, parla di uno scontrino emesso di sabato pomeriggio. Poco dopo le 15. Anche in questo caso possiamo parlare di servizio fuori orario? Zanini spiega: «A fare stato è l'orario canonico di quella specifica farmacia. Se una farmacia solitamente al sabato pomeriggio è chiusa, è normale che quando deve tenere aperto perché è di turno faccia pagare la sovrattassa ».
Fare il picchetto non rende – Il sospetto, sovente sollevato dai consumatori, è che i farmacisti facciano i furbi per guadagnare sulle emergenze. «Ma non è affatto così – sostiene Zanini –. Qui nessuno fa il furbo, finora non abbiamo costatato abusi. Ai farmacisti non conviene fare il picchetto, oggi non rende più nemmeno nei centri turistici e nella zona di confine».
Un fastidio necessario – Insomma, il farmacista di picchetto si mette a disposizione. Per legge. Ma forse, guardando al puro lato economico, ne farebbe anche a meno. «Perché i clienti in alcune circostanze sono davvero pochi. Il farmacista se ne sta in negozio ad attendere. Magari per ore. Giusto dunque riconoscergli il lavoro e le spese extra, in particolare per il personale. Anche perché i farmacisti non beneficiano di alcun contributo pubblico per quanto riguarda i picchetti».