Alle scuole elementari di Besso ha preso avvio un innovativo progetto di "Permacultura".
Tra gli obiettivi, insegnare ai bambini a osservare prima di agire, con e non contro la natura. Il modulo didattico, come ci spiega la coordinatrice Alice, coinvolge i partecipanti nella ricerca di una soluzione idonea, valorizzando fantasia, errori e punti di vista diversi
BESSO - Lavorare con e non contro la natura. Si parla di orto, ma il concetto sui cui basa questo progetto potrebbe venire esteso a ogni ambito della vita. Soprattutto si parla di bambini, perché a quell’età c’è una nuova sensibilità ambientale che ha grande possibilità di attecchire.
Sarebbe tuttavia riduttivo concentrare nella sola coltivazione di piante, fiori e ortaggi, il progetto di Permacultura di “Orto a Scuola” che ha preso avvio in queste settimane con tutte le classi delle Scuole elementari di Besso. «È molto altro. Per i bambini significa nel concreto capire come funziona un processo naturale all’interno di un sistema» spiega a Tio/20Minuti Alice, la coordinatrice del gruppo che assieme a Ronnie, Nadia e Paola, nonché ai maestri ha dato il via a questo flusso. L’iniziativa, promossa dall’Associazione “Orto a Scuola”, viene sostenuta dalla nostra testata, assieme al Dipartimento del Territorio e ad Alleanza Territorio e Biodiversità.
Un progetto, si diceva, concretamente costituito da 9 cassoni rialzati, che verranno posti nel giardino della scuola e un cassone interno usato come serra. La “progettazione in Permacultura”, pur seguendo il ritmo delle stagioni, non conosce stagioni morte tra un anno e l’altro, per cui, come modulo didattico, ben si presta ad accompagnare la crescita dei ragazzi durante l’intero percorso scolastico.
Dopo l’osservazione si passa alla progettazione poi alla realizzazione dei contenitori che accoglieranno i semi. I bambini sono invitati a riflettere sulle conseguenze di ogni loro azione. Al centro di questo approccio, messo a punto negli anni ‘70 dagli australiani Bill Mollison e David Holmgren, ci sono queste etiche: la cura delle persone, la cura del suolo e la cura del futuro. «A partire dai cassoni rialzati che gli allievi costruiranno utilizzando materiali di recupero o in eccesso, nel concreto forniti dalla ditta Gambar Trasporservice Sagl di Stabio» esemplifica Alice.
A differenza dello sfruttamento classico della natura, la progettazione in Permacultura non distrugge, ma inserisce strumenti per accrescere la biodiversità. Ogni elemento vegetale aggiunto ai cassoni si lega a un contesto e lo arricchisce creando “corridoi di biodiversità”, dove farfalle, insetti e uccellini sono benvenuti. L’abilità sta nel farlo in maniera armoniosa secondo i modelli naturali della natura. «Dovrete essere il più creativi possibili» dice la coordinatrice rivolta ai “giovani Permacultori in erba”. Soprattutto senza paura di sbagliare, «perché in quanto orto sperimentale, l’errore è umano e concesso».
Non solo orto, pur con tutte le sue peculiarità, ma anche terreno per sviluppare un lavoro di gruppo. Un bell’esempio di “sociocrazia” dove, spiega la coordinatrice, «le decisioni vengono prese in modo condiviso e collettivo. Un processo in cui l’obiezione e il punto di vista diverso diventano lo spunto per trovare la soluzione idonea al gruppo».
Non sono solo Semi, perché dentro di essi vi è racchiuso un mondo migliore.