In Ticino un quarto della popolazione non può permettersi di pagare né il secondo né il terzo pilastro, 100mila persone ricevono il sussidio di cassa malati e ci sono 16mila "morosi". L'altra faccia della "ricchezza" ticinese
LUGANO - Vi ricordate la provocazione di Oswald Grübel, ex numero uno di UBS? In un'intervista allo Schweiz am Sonntag del 18 agosto scorso aveva dichiarato che i nostri poveri, ossia quei seicentomila svizzeri (1 su 13) che vivono con non più di 2.200 franchi mensili sono da considerare ricchi rispetto, per esempio, ai vicini tedeschi. Sì, perché 2.200 franchi in Germania sono da considerare una paga più che dignitosa. Al cambio ufficiale di oggi (1,23737) corrispondono a 1.777 euro circa.
Il costo della vita in Svizzera - Una provocazione quella di Grübel che, in tutti i casi, solleva un tema per la verità non nuovo, ossia quello del costo della vita in Svizzera. E la domanda nasce spontanea: come mai in Germania un operaio che guadagna 1.800 euro mensili netti con due figli si può permettere di pagare il mutuo, due settimane di vacanza al mare all'anno, un'auto, mandare due figli a scuola e andare al ristorante la domenica sera (in Germania vi è l’abitudine diffusa di andare la domenica sera al ristorante in famiglia), mentre lo stesso operaio che vive in Svizzera con 5.000 franchi lordi al mese (fortunato chi li prende) non può permetterselo? "Questo succede perché da noi ci sono delle spese obbligatorie che in Germania non ci sono - ci ha spiegato il professore dell'Usi Christian Marazzi. "Basti pensare all'assicurazione malattia , ma anche a delle forme di risparmio obbligatorie, come il secondo pilastro, che incidono notevolmente sul reddito disponibile". Tuttavia Marazzi, ricordando che 2.200 franchi rappresentano in Svizzera un livello di reddito da considerarsi di povertà relativa, si rivolge a Grübel: "Vorrei far presente all’ex direttore generale di Ubs che nel suo paese la percentuale di poveri è assai più elevata di quella che c'è in Svizzera. La Germania ha uno dei tassi di povertà relativa più elevati di tutta l'Europa e farebbe bene a parlare della povertà tedesca, invece di esprimersi su quella Svizzera".
133 euro di cassa malati per tre persone - A Marazzi, però, facciamo presente che un lavoratore monoreddito che guadagna 1.700 euro mensili paga 133 euro per lui e i suoi due figli di cassa malati. Come mai un operaio in Svizzera difficilmente può permettersi di avere casa propria? Perché non esiste questa sorta di patto sociale che c'è in Germania? "Noi - risponde Marazzi - abbiamo la percentuale più bassa di proprietari di casa di tutta l'Europa. Da noi diventare proprietari è stato sempre molto costoso. Negli ultimi dieci anni si è registrato un aumento di questa percentuale, che ha raggiunto il 40% (in Germania è del 62%,ndr) a causa della riduzione dei tassi ipotecari. Sempre più persone, anche in Svizzera, si sono lanciate nell'avventura della proprietà. E' anche vero che, comunque, c'è un tasso di rischio a lungo termine, anche nell'ambito della proprietà abitativa, dovuto al possibile aumento dei tassi d'interesse".
La povertà ticinese - Christian Marazzi, riferendosi alla povertà in Svizzera, cita alcuni dati che rendono l’idea della situazione ticinese, che presenta un quadro non così idilliaco come in molti potrebbero immaginare: “Vorrei ricordare che un quarto della popolazione ticinese non ha né il secondo né il terzo pilastro. Questo perché nel nostro cantone esistono dei livelli di remunerazione e tipo di contratti remunerativi che non permettono di pagarle. La percentuale a livello svizzero si ferma a un quinto. In Ticino – continua Marazzi – ci sono 16mila assicurati morosi per quanto riguarda i premi di cassa malattia e quasi 100mila persone (su 330mila abitanti) ricevono il sussidio per la riduzione dei premi”.
Non lasciarsi ingannare dai numeri statistici - Eppure, sempre stando ai dati statistici dell’Ufficio di Statistica di Neuchâtel resi pubblici lo scorso 13 agosto, nel 2011 il tasso di povertà in Svizzera, rispetto al 2007, è sceso di quasi 2 punti percentuali. Il professor Marazzi, in tutti i casi, invita a valutare con più attenzione le cifre: “Si noti – ha commentato Marazzi - che anche gli ultimi dati dell'Ufficio federale di statistica, proprio quelli commentati da questo signore (Grübel, ndr), parlano sì di una leggera diminuzione del numero di poveri, ma allo stesso tempo di un aumento dei più poveri all'interno della fascia di poveri e di un aumento del numero di persone che si trovano nella fascia immediatamente sopra la soglia di povertà”.
PIL e ricchezza - Marazzi esprime non poche perplessità sul metodo di calcolo di quantificazione della povertà: “Bisogna andarci piano in questo tipo di analisi. Bisognerebbe fare degli studi longitudinali sull'arco di dieci anni e più per vedere se ci sono delle modifiche di status da un anno all'altro. Una persona può essere povera nel 2006 e due anni dopo non esserlo più. Bisognerebbe studiare più a fondo i processi di precarizzazione piuttosto che quelli di depauperamento. Esiste una letteratura non solo statistica sull'impoverimento, in un paese ricco come il nostro, che è incontrovertibile. Quante volte ne ho sentiti di questi personaggi (Marazzi si riferisce sempre a Grübel, ndr) senza alcun tipo di problema finanziario permettersi di sparare a salve tanto per dire la loro. E d'altra parte non c'è dubbio che vi sono delle differenze tra un paese e l'altro in Europa. Si tenga presente che i criteri utilizzati in Svizzera per calcolare la povertà sono gli stessi usati negli altri paesi europei”.
La piaga della precarietà - Quello che preoccupa maggiormente il professore è la precarietà, ossia quella sensazione di angoscia esistenziale diffusa in sempre più ampi strati della popolazione europea. “Precarizzazione del lavoro – spiega Marazzi - dentro la quale abbiamo sacche di povertà e di angoscia esistenziale. La povertà è fatta di tante cose: isolamento e solitudine. Ci sono delle forme di povertà molto più gravi, ma inscritte dentro a delle comunità in cui la solidarietà o la qualità della vita è migliore rispetto a una città come Lugano o Zurigo. La povertà può essere fatta di esclusione, di mancanza di diritti di cittadinanza e dell’impossibilità di partecipazione”.